di Martina Bertola
Un fantino che vola, due cavalli sprofondano nell’erba, confusione e un’azione bloccata in aria come per magia. Questa è l’immagine catturata da Tom Jenkins, fotografo inglese e vincitore del World Press Photo 2017 per la categoria Sport Singles.

Il World Press Photo è la competizione fotogiornalistica per eccellenza; lo scopo dell’evento è quello di promuovere e sviluppare il giornalismo visuale, quello che si avvale di immagini d’impatto, in grado di raccontare una storia con un singolo fotogramma o una piccola raccolta di foto. Per questo motivo a diventare più famose, nonché spesso vincitrici, sono le foto legate a sociale e storico, mentre a volte una categoria come quella della fotografia dello sport passa in secondo piano.
Guardando le tre immagini salite sul podio del contest Sport Singles 2017, è straordinario pensare a quanta strada sia stata fatta nella storia del fotogiornalismo sportivo.

Le tre immagini vincitrici non si limitano a cogliere l’attimo, ma colgono un attimo velocissimo.
Il fantino che vola, il tennista Gael Monfits colto mentre si tuffa per raggiungere la pallina, il velocista Bolt che supera gli avversari, concedendosi anche il tempo di voltarsi e sorridere.

Parliamo di macchine fotografiche che riescono ad arrivare a scattare in tempi rapidi, ma in grado ancora di bilanciare la luce senza rendere il tutto una macchia sfocata. Non siamo mai stati così lontani da quando era necessario posare immobili per minuti per ottenere una foto nitida.
Quando la fotografia racconta lo sport, quello che sta raccontando è la sfida; la sfida della gara, la sfida con il proprio corpo e con le proprie emozioni.
Percepiamo la tensione di chi attende la mossa dell’avversario, lo sforzo di chi sta portando il proprio corpo oltre il limite, l’emozione di chi vince o la sospensione tesa di chi osserva, con protagonisti diversi, non solo gli atleti, ma anche gli allenatori e gli spettatori.

Oltre all’attimo, però, si possono raccontare le storie che ci sono dietro, ed è per questo che oltre agli scatti singoli vengono premiate anche le raccolte, nella categoria Sport Stories. Quest’anno il primo premio se l’è aggiudicato un italiano, Giovanni Capriotti, che ha affrontato il concetto di sfida sportiva in un termine più ampio, raccontando la prima squadra di rugby gay friendly di Toronto. Le sue foto narrano una competizione non contro un avversario, ma contro un pregiudizio, quello che vorrebbe i gay incapaci di applicarsi ad attività mascoline.
Il secondo posto è di Michael Hanke, fotografo Ceco, che si è occupato di uno sport diverso, non d’impatto, in cui catturare l’azione non vuol dire bloccare un millesimo di secondo di un gesto. Hanke racconta gli scacchi e nelle sue foto in bianco e nero è in grado di restituire la caratteristica più significativa di questo tipo di gara: l’attesa, la concentrazione e la tensione.

Il canadese Darren Calabrese, terzo classificato, ha seguito da vicino Lindsay Hilton, un’atleta straordinaria in competizione costante, perché nata senza gambe e senza braccia. Negli scatti di Calabrese viene raccontata la passione per lo sport di una ragazza che combatte, si allena e suda quanto nel campo, tanto che nella vita quotidiana.

Nella storia del World Press Photo solo due scatti legati allo sport hanno vinto il premio di dell’anno. Quella di Mogens von Haven, un danese che nel 1955 scattò la caduta dalla moto di un motociclista, durante una gara in Danimarca e quella di Stanislav Tereba, che nel 1959 ritrae Miroslav Ctvrtnícek, portiere dello Sparta Praha, durante una partita a Praga.
Nonostante da allora la categoria sport non abbia più riscontrato un vincitore assoluto, rimane sempre un’espressione di grande tecnica ed emozione, in grado di regalare foto di altissimo livello artistico.