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Violenza domestica, pochi gli ordini restrittivi emessi dai comuni

I casi di violenza domestica sono sempre all’ordine del giorno. Secondo i dati, però, non si starebbe facendo abbastanza: solo tra il 3% e il 12% dei casi registrati i sindaci hanno applicato ordini restrittivi, come riporta RTL. Questo è quanto emerge dai dati raccolti grazie alle ricerche del Vewrey-Jonker Institute tra le città di Amsterdam, Rotterdam, Utrecht e L’Aia.

La violenza domestica provoca 200 mila vittime e 30 morti ogni anno in Olanda. Le violenze sono perpetrate da partner o da ex. La categoria maggiormente colpita è quella delle donne.

Dal 2009 i sindaci hanno la possibilità di applicare ordini restrittivi in caso di violenza domestica. Si inizia con una restrizione di 10 giorni, che impedisce di tornare a casa e avere contatti col partner o i figli, e può essere estesa fino a 18 giorni. La violazione può comportare fino a 2 anni di carcere. Gli addetti ai lavori e i poliziotti ritengono questo tipo di misura estremamente efficace per combattere questa piaga.

Inizialmente, gli ordini di restrittivi erano cresciuti esponenzialmente, fino ad arrivare a 3.500 nel 2013. Dal 2014 sono però iniziati a calare. Secondo il Vewrey-Jonker Institute la riorganizzazione della polizia e dell’assistenza sanitaria hanno determinato questo andamento. La polizia, riorganizzata nel 2013, ha preso sempre meno in considerazione i casi di violenza domestica. Inoltre, con la riforma dell’assistenza sanitaria, le spese di assistenza alle vittime di violenza sono andate ad aggravare le casse dei comuni.

“Anche se i casi sono aumentati, gli ordini restrittivi non sono cresciuti” dichiara la ricercatrice Katinka Lünnemann. “I problemi di capacità della polizia e degli operatori sanitari rendono difficili applicarli, anche perché spesso non sanno loro stessi quando è necessario”. Secondo la ricercatrice, molti operatori sanitari non sanno che possono richiedere un ordine restrittivo anche se non c’è stata denuncia alla polizia. “Si può richiedere anche c’è il sospetto di una situazione a rischio. Questa pratica non è usata abbastanza”.

 

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