Il Trimbos Institute, organizzazione specializzata nel monitoraggio delle politiche sulle dipendenze, ha pubblicato delle linee guida per i comuni, suggerendo come affrontare la questione dell’abuso di alcol e droghe nei festival. Nel rapporto viene citato come esempio virtuoso Amsterdam, che lo scorso autunno ha adottato in occasione dell’ADE (Amsterdam Dance Event) un approccio più tollerante rispetto a quello nazionale. Per scongiurare i decessi nell’edizione precedente del maxi evento di musica elettronica, la municipalità aveva infatti innalzato a cinque il numero di pasticche di ecstasy per uso personale, contro una sola indicata dal ministero. Il quantitativo, tuttavia, era stato erroneamente interpretato da molte fonti di informazione (soprattutto all’estero) che avevano creduto si trattasse di una politica di tolleranza, simile a quella per la cannabis, quando al contrario era esclusivamente una soglia al di sopra della quale sarebbe scattata la denuncia per spaccio. Ferry Goossens, del Trimbos, ha detto all’emittente AT5 che questo approccio morbido ha consentito maggiore chiarezza e facilitato l’informazione e la non criminalizzazione dei consumatori. Di particolare impatto, secondo Trimbos, è stata la decisione di concedere licenze solo alle venue che avessero predisposto sufficiente materiale informativo sui rischi connessi al consumo e sulle misure da adottare per coloro che avessero accusato malori. Un intervento sociale e sanitario, al posto di quello punitivo, che avrebbe mostrato risultati. Secondo l’Istituto di Utrecht, però, il modello Amsterdam non è esportabile: avrebbe funzionato, infatti, solo grazie alla particolare situazione politica e sociale della città.