La spiaggia di Scheveningen e La chiesa protestante di Neunen. Nel 2002 i due capolavori di Vincent van Gogh sono stati rubati al Van Gogh Museum di Amsterdam. Dopo 17 anni, la storia di uno dei più famigerati furti d’arte è giunta a termine.
Octave Durham, ora 46enne, e il suo complice, Henk Bieslijn, si arrampicarono sul tetto del museo e ruppero una finestra con un martello. Dalla parete del museo staccarono i due quadri più piccoli e a loro più vicini.
Durante la fuga, un pezzo del primo dipinto si strappò. Gli esperti della Northwestern University di Chicago hanno utilizzato delle tecniche di scansione per riempire l’angolo mancante. I restauratori hanno utilizzato alcune fotografie scattate prime del furto. Sono riusciti a ricreare il rilievo della superficie. Poi l’hanno riprodotta con una stampante 3D.
Durante la fuga, uno dei due ladri perse un cappello da baseball. Grazie ai capelli ritrovati al suo interno, la polizia l’ha identificato.
I quadri ora sono di nuova in mostra. Dipinti tra il 1882 e il 1885, sono stati recuperati in Italia nel 2016. Negli ultimi due anni sono stati sottoposti ad un’intensa attività di restauro.
Van Gogh regalò il quadro La chiesa protestante di Neunen a sua madre. Una chiesa fa da sfondo al dipinto. La stessa in cui il padre ricoprì il ruolo di pastore.
Durham ha scontato una condanna per rapina a 25 mesi nel 2004. In un documentario ha dichiarato che l’azione era durata “circa tre minuti e 40 secondi”: le cornici e la copertura in plexiglass furono gettate in un canale. Durham tentò di vendere il dipinto a Cor van Hout, figura della malavita e condannato per il rapimento del magnate della birra Alfred Heineken nel 1983. Ma il gangster fu ucciso il giorno stesso della transazione. Alla fine fu Raffaele Imperiale, boss e narcotrafficante internazionale, ad acquistare i quadri per circa 350.000 euro.
I numerosi acquisti di Durham hanno firmato la sua condanna. La polizia l’ha intercettato e ha fatto irruzione nel suo appartamento. Tuttavia, il criminale è riuscito a fuggire in Spagna per poi essere arrestato nel 2003. Imperiale scrisse ai pubblici ministeri di Napoli ammettendo di avere i dipinti. Furono poi trovati dalla polizia nella casa di sua madre.