Elekes Andor, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Nel 2019, con le elezioni europee alle porte, molti storsero il naso quando il dibattito elettorale fu tra Mark Rutte e Thierry Baudet, estrema destra e destra. Di fatto, il principale duello elettorale non era tra destra e sinistra ma tra destra ed estrema destra.
Fvd, aveva vinto le provinciali ed era la prima formazione al Senato ma alle europee prese appena 3 seggi. Poi, dice Thijs Broer su VN, solo due anni dopo è successo ciò che Rutte auspicava: FvD si è sgretolato e Baudet si è rivelato non adatto a correre come premier.
“All’improvviso, Thierry Baudet si è rivelato affatto inarrestabile, come speravano o temevano in molti: l’incantesimo era spezzato. E la missione del VVD ha avuto successo. Da quel momento in poi, per FvD è stata una parabola discendente, ricorda Broer: prima l’espulsione di un senatore e tesoriere, Henk Otten. E lo scorso autunno sono arrivati gli scandali sulle dichiarazioni antisemite uscite da alcune app della giovanile del partito; quindi le dimissioni di Baudet, poi ritirate, e la scissione.
“Per tutto questo tempo Mark Rutte non ha dovuto fare nulla per accelerare il declino del Forum”, dice Broer. Infine, la nuova polemica su altre chat razziste e omofobe alle quali avrebbe partecipato Baudet: la rivelazione, ancora, è arrivata alla stampa e questa volta il premier non è rimasto in silenzio, escludendo una collaborazione con FvD.
“Rutte ha così servito il suo avversario che prima temeva, quasi con noncuranza”