CULTURE

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“Textile Rijswijk Biennial”, 6°edizione al Rijswijk Museum

Anche quest’anno il Rijswijk Museum ospita “Textile Rijswijk Biennial”, raggiungendo il traguardo della sesta edizione. Al centro, 22 artisti che esplorano il passato e il presente, realizzando un connubio perfetto tra nuovo e vintage. A partire dal 18 giugno fino al 6 ottobre, cittadini e turisti godranno di un accesso privilegiato all’universo del fashion, con un’esposizione che si colora di fantasiose applicazioni e materiali di qualità.

Pur ponendosi come degna erede delle tendenze passate, la biennale non perde mai di vista i trend del momento, distinguendosi per la sua attualità.

Così, se il web e la tecnologia sono diventata parte ineludibile della nostra quotidianità, la moda non resta a guardare. Ma, esattamente come tutte le forme d’arte, anche questa si adegua alle novità del tempo.

Gli “archivi” di Kayla Mattes ne sono una conferma. L’artista traccia una linea di continuità tra le immagini di internet e le trame degli arazzi. Oltre alla struttura, fatta di ordito e trame, questi due elementi condividono anche altro. In una visione tutt’altro che convenzionale, Mattes è convinta che entrambi possano documentare la cultura, trasmettendone gli aspetti cruciali.

Diverso, invece, l’approccio Kata Unger e David B. Smith. Sempre focalizzandosi sul mondo del web e del fashion, questi due artisti si muovono da una prospettiva alternativa. Da una parte il digitale, paragonabile ad un vortice di lane colorate e colori mozzafiato. Dall’altra, la tessitura manipola con sculture morbide e flessibili.

Proprio come nella Biennale del tessile del 2017, la maggior parte di questi artisti realizza lavori relativi a temi contemporanei. Basta pensare alla proposta dell’australiano Paul Yore. Quest’ultimo, infatti, fa della moda un personale canale di comunicazione, capace di esprimere tutto l’attivismo dell’artista. I suoi cartelloni applique commentano le questioni di genere, protestando contro gli abusi della Chiesa, il consumismo e la discriminazione razziale.

Sulla stessa linea tematica, si muove Paula do Prado. Ma con una differenza importante. Mentre Paul Yore è un outsider, quest’ultima guarda al contesto coloniale e razzista con gli occhi di un’insider. Se la sensibilità è comune, il background personale rende irrimediabilmente diverse le loro creazioni.

Il passato e la sua rivitalizzazione sono al centro dei lavoro di Mark Newport. Se l’obiettivo è lasciare che i materiali parlino da sé, la moda designa molte strade per raggiungerlo. La proposta dell’artista si arricchisce di bellissimi campionari di riparazione, in cui i metodi tradizionali sperimentano nuovi livelli. Il passato risuona nel presente, portando con sé le cicatrici del tempo.

Con bandiere sfrangiate e tessuti sfilati Lawrence Bailey vuole lanciare una provocazione. Le creazioni artistiche, infatti, non sono che allegoria della natura degli uomini e della loro condizione. Proprio come le bandiere, anche queste emergono ormai estremamente compromesse, a preludio di un triste destino.

In una caleidoscopica sezione, il Rijswijk Museum concilia il gusto dei tessuti, con l’attualità e una perturbante sensibilità artistica.

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