Le ricerche condotte dalle università sono sempre più compromesse dai committenti, dice l’Accademia olandese delle Arti e delle Scienze (KNAW) in un rapporto di consulenza pubblicato martedì. Anche se l’Academy non ha trovato “alcun segno strutturale di autocensura o mancanza di pluralismo,” il governo e i politici dovrebbero monitorare il pericolo di limitare la libertà accademica e il rischio dell’influenza dei finanziatori su metodi, interpretazione e pubblicazione dei risultati “, scrive KNAW.
Il rapporto arriva sulla scia delle preoccupazioni sollevate lo scorso anno da Pieter Duisenberg, ex deputato del VVD, che sosteneva come l’accademia olandese sia spesso vittima di episodi di auto-censura e di pregiudizi politici (di sinistra) nelle università olandesi.
Nico Schrijver, presidente del Koninklijke Nederlandse Akademie van Wetenschappen (Accademia olandese per arti e scienza) afferma che la questione non è campata in aria: la ricerca è orientata, spesso, in una specifica direzione. Le università hanno meno spazio finanziario per muoversi in maniera autonoma ha detto al quotidiano NRC.
Ma l’accusa di pregiudizio politico di sinistra viene liquidata come “irrilevante”. “Non si può davvero dire che un’università sia un bastione di sinistra. Sia la sinistra che la destra sono rappresentate. Ci sono molti esponenti della sinistra tra gli scienziati politici, ma nel dipartimento di economia aziendale ci saranno ben pochi elettori del GroenLinks “, conclude Schrijver.
Secondo KNAW la pressione delle aziende che investono nella ricerca è una minaccia seria all’indipendenza. Un rapporto della Rotterdam School of Management, citato da NRC, è un esempio di questa preoccupazione: nel documento pubblicato da Shell, AkzoNobel, DSM, Philips e Unilever si auspica una minor pressione fiscale sulle multinazionali. Tale indagine è stata presa da governi passati come spunto per agevolazioni fiscali per l’innovazione.