STORIE Moha project: l’ ufficio del tempo perduto

 

Se un giorno passeggiando per Amsterdam, vi capitasse di trovare in mezzo ad una piazza due poltrone, un divano ed uno scrittoio, non temete, non siete stati catapultati nella Parigi della Belle Epoque, ma vi siete appena imbattuti nel salotto itinerante di Moha Project.

Moha Project nasce ormai due anni fa, dalla collaborazione di Olivia Reschofsky e Alice Pons. Approdate ad Amsterdam, dall’Ungheria e dalla Francia, si sono incontrate tra lezioni di danza e coreografia alla SNDO (school for new dance development).

Il loro proposito è lavorare con le persone, ci raccontano, “l’ispirazione nasce dalla pianta del muschio, in Ungherese moha: è una pianta che cresce sulle cose che già esistono, proprio come facciamo noi, cerchiamo di migliorare quello che la gente ci racconta”

Si fermano 5 settimane in media in uno spazio pubblico, negli orari lavorativi, per incontrare il maggior numero possibile di persone ed interagire con loro in diverse maniere. Le loro iniziative hanno preso forma con i progetti BlueGorilla, The Walk, The Invisible Dance e Move.Dance.Act.

Con l’ultimo progetto “The Office of Lost Time”, appena fuori dalla stazione di Bijlmer, invitano le persone a ritagliare un momento speciale della loro routine. Tra due chiacchiere ed un caffè coinvolgono i visitatori in un insieme di piccole azioni mirate. L’idea è di rendere l’ospite speciale in quel momento, cucendogli addosso la performance, di cui a sua volta diventerà protagonista.

Le loro performances mirano ad essere perturbanti nello spazio in cui si insediano: stravolgono con una nota discordante la normale percezione del luogo, “indirettamente anche la percezione di se stessi e delle proprie sensazioni cambia, quasi come fosse uno specchio”. La scelta di Bijlmer è stata ponderata: frenetico crocevia di viaggiatori, impiegati e residenti sempre di passaggio, “The Office of Lost Time” rimane l’unico baluardo di quiete.  Circondato da grandi edifici vetrati, la loro presenza diventa l’elemento di disturbo quotidiano.

“Non andiamo mai a cercare la gente, ci basta sederci qui con qualche strano oggetto. Tutti hanno innata la curiosità, anche se non la esprimono. Ovviamente la prima reazione è di imbarazzo, per questo decidiamo di fermarci in ogni posto almeno per un mese, con il tempo diventiamo parte della loro routine, la trasformiamo. Da stravaganti estranee diventiamo familiari. “

Non è sempre facile mantenere le distanze, ogni persona reagisce a suo modo, alcuni sono diffidenti, altri invece rimangono davvero colpiti. Il rischio transfert, come in una vera e propria seduta psicanalitica, è dietro l’angolo, ci dicono: Una volta abbiamo deciso di ballare un lento con un ragazzo che si era fermato. Il giorno dopo è tornato con una lettera d’amore.

Chiara Gallo e Sofia Raisaro

Credit Pic: Chiara Gallo

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