Ce l’aveva anticipato l’anno scorso in occasione del suo soggiorno ad Amsterdam: Senza mai arrivare in cima, l’ultimo libro di Paolo Cognetti, è uscito non solo in Italia ma è stato immediatamente tradotto in olandese da Yond Boeke e Patty Krone per De Bezige Bij.
Forte del successo di pubblico che ha accolto le traduzioni di Le otto montagne in Germania e nei Paesi Bassi, Zonder de top te bereiken è stato pubblicato lo scorso novembre. Ancora oggi fa bella mostra nelle librerie di Amsterdam.
Il nuovo romanzo di Cognetti lascia le montagne abbandonate della Val d’Aosta per partire alla volta del Dolpa, una zona remota del Nepal: “Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. Volevo vedere se da qualche parte nel mondo esiste ancora una montagna integra, vederla coi miei occhi prima che scompaia“.
A cinquemila metri di altezza, Cognetti percorre 300 chilometri attraverso una terra incontaminata, accompagnato solo da alcuni amici e dal classico della letteratura di viaggio, Il leopardo delle nevi di Peter Matthiessen. In Nepal lo scrittore supera otto passi ma non raggiunge alcuna cima.
Andare in montagna senza raggiungere alcuna vetta che senso ha? Quello di Cognetti non è solo un percorso che avanza contro lo stereotipo di chi cerca la prestazione ad ogni costo, ma racchiude “un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare“. Il protagonista cerca un equilibrio nella sua vita e lo trova nella bellezza della natura.
Più che un diario di viaggio, Senza mai arrivare in cima è un racconto onesto di qualcuno alla ricerca dei propri limiti, che vede svanire molte vecchie certezze e scopre la bellezza nelle piccole cose, come l’incontro inaspettato con un cane tibetano.