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Sei un appassionato di pesca? “Fishing in the Past” potrebbe aver bisogno di te

CoverPic: Anonimo – Stilleven met vissen en krabben op schragentafel – License: public domain

Fishing in the Past è il nome di un progetto condotto da Zooniverse che cerca di mappare pesci più o meno sconosciuti in nature morte, stampe e scene di mercato in oltre 2000 opere d’arte prodotte nei Paesi Bassi tra il XVI e il XIX secolo.

L’arte come fonte di conoscenza è ancora sottovalutata ma tra il 1500 e il 1850 i pesci erano un soggetto popolare per i pittori. Le nature morte e le scene di mercato danno un’idea dell’uso dei pesci nel passato. Questi vecchi dipinti ci insegnano quali pesci sono stati catturati, venduti e consumati.

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Guardando all’uso artistico dei pesci nel passato, è possibile saperne di più sulla biodiversità europea. Prima che lo studio degli animali fosse una vera e propria scienza, pescatori, medici e collezionisti si scambiavano informazioni sugli animali in collezioni, oggetti e immagini. Ancora oggi, grazie alle opere di Belon, Artedi, Willughby, Rondelet e Salviani è possibile estrarre informazioni sui pesci e non solo: insieme alle specie, i nomi, la distribuzione geografica e le rotte migratorie, il modo di commerciarli e cucinarli si può stabilire un legame tra la biodiversità ittica e i grandi eventi del passato.

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Una prima fase provvederà a soddisfare un interesse immediatamente artistico-culturale: oltre alle informazioni sulle opere, ci si chiederà se se gli artisti hanno dipinto specie facilmente reperibili o su specie rare, quante volte hanno dipinto specie esotiche che non si trovavano nel loro paese, e se hanno messo insieme specie provenienti da luoghi diversi in un’unica opera d’arte.

Poi, una volta conclusosi, il progetto fornirà per la prima volta unico fondo di informazioni al servizio della ricerca di altri studiosi e bio-scienziati in un ampio numero di campi: dalla stori dei cambiamenti climatici (ad esempio la “piccola era glaciale” iniziata verso il 1550) a quella dell’inquinamento e ai dibattiti attuali sulla biodiversità marittima e d’acqua dolce, la pesca eccessiva e la reintroduzione di specie localmente estinte.

Al progetto si può partecipare da remoto. Al momento 1166 volontari hanno controllato quasi 4000 opere e in oltre 2000 sono già riusciti a completare il “riconoscimento ittico”.

Il progetto di crowdsourcing fa parte del programma “Una nuova storia del pesce”, finanziato da NWO e vede la collaborazione del LUCAS con il Centro per la Biodiversità Naturalis di Leiden.

 

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