Perché una decisione tanto drastica? Questo si sono chiesti gli avvocati di Sea Watch davanti al tribunale di Den Haag, nel corso dell’udienza intentata dalla ong contro il regolamento del governo che ha -di fatto- sospeso le attività di salvataggio nel Mediterraneo.
Da settimane Sea Watch 3 è bloccata nel porto di Marsiglia. Il Ministero e Sea Watch avevano tenuto per molto tempo colloqui per implementare nuove regole ma improvvisamente, hanno detto i legali dell’organizzazione tedesca, il governo ha cambiato idea è ha implementato un regolamento con entrata in vigore immediata.
Di cosa si tratta? Dal 2015, l’organizzazione tedesca Sea Watch ha navigato sotto la bandiera olandese. I Paesi Bassi adottano da sempre una politica di tolleranza per le navi di organizzazioni umanitarie anche in assenza di legislazioni specifiche: possono definirsi imbarcazioni da diporto e non devono soddisfare i costosi requisiti di sicurezza richiesti a navi commerciali.
Ma Cora van Nieuwenhuizen (VVD) ha cambiato questa politica, ha detto l’avvocato dello stato alla corte: Sea Watch 3 non è una barca da diporto, la nave viene utilizzata dall’organizzazione per salvare le persone dal mare. Ciò significa che oltre ai 22 membri dell’equipaggio e ai volontari, ci sono molte più persone a bordo.
Il fatto che il governo abbia scelto di approvare un regolamento con effetto immediato, mandando di fatto a monte la trattativa con Sea Watch non è un caso. Secondo la ministra, la situazione nel Mediterraneo è cambiata: i paesi si rifiutano di far sbarcare i profughi e Sea Watch finisce per trovarsi in alto mare per un periodo di tempo più lungo, con gravi rischi per i migranti e per l’equipaggio.
L’ong dice di non sapere con precisione cosa voglia il Ministero in termini di equipaggiamento tecnici e sospetta che il regolamento approvato in fretta e furia, nasconda fini politici “anti-migranti”
Il giudice si pronuncerà il 7 maggio.