Con quale intensità il ministro Hugo de Jonge ha interferito con il controverso accordo sulle mascherine? È in parte responsabile del fatto che il governo abbia perso milioni di euro a favore dell’imprenditore Sywert van Lienden per mascherine inutilizzabili? Perché il politico del CDA ha affermato di non essere coinvolto nell’accordo e ha male informato la Kamer con le sue dichiarazioni? De Jonge è un politico ancora credibile?
Queste sono solo alcune delle domande a cui l’attuale ministro dell’edilizia abitativa deve cercare di rispondere, secondo molti, se vuole salvare la sua poltrona da ministro.
L’attenzione della Camera si è ora spostata su una questione piccola, ma controversa: l’accordo sulle mascherine con l’imprenditore e personaggio dei media Sywert van Lienden che aveva venduto al governo; 100 milioni di euro in mascherine cinesi, trovate tramite suoi contatti all’inizio della pandemia, nel momento in cui il prodotto scarseggiava. Funzionari del ministero espressero parere contrario ma il ministro concluse comunque l’accordo. Il risultato? Mascherine inutilizzabili e il governo che butta via 100 milioni di euro e 20 milioni di euro intascati dall’imprenditore anche se all’inizio, pareva che l’operazione fosse di tipo umanitario.
De Jonge ha cercato di scaricare le responsabilità su altri ma un’inchiesta del Volkskrant ha messo in luce il suo inequivocabile coinvolgimento: fu proprio lui, infatti, a esortare i funzionari del ministero a contattare Van Lienden.
Benchè non si faccia accenno a questioni penali, probabilmente la comune appartenenza politica del politico e dell’imprenditore al CDA non depone a favore di quest’ultimo. Ma è l’assenza di chiarezza nella dinamica dei fatti che ha irritato i parlamentari.