22/03
21/03
Mi chiamo Carlo, abito con la mia famiglia oramai da 6 anni a Den Haag, non aggiungo altro sul sistema sanitario olandese, se non che ho perso persone care grazie a questi signori che di occupano solo di far quadrare i conti. Non spero nel tanto decantato senso civico degli olandesi per ridurre al minimo spostamenti e quant’altro, mi appello al buon cuore dell’altra nota dolente di questo paese….il tempo! Dio voglia che piova da qui a natale, cosi che la gente rimanga un pò più a casa. Rutte prima e Bruins poi (unico al mondo a svenire senza cadere) avranno sulla coscienza tanta di quella gente, che dovranno cambiare nazione! Hanno chiuso ospedali efficienti come bronovo e tanti altri in nome del dio denaro….ora i nodi…verranno al pettine…ahimè
Carlo, Den Haag
19/03
Io sono Mauro, vengo dalla Sardegna e sono da 7 anni in Olanda con mia moglie, ora con 2 bambini nati qui. Inutile ripuntualizzare la grandissima organizzazione della sanità Olandese e la pessima sanità Olandese che si occupa dei numeri e non delle persone dove per esempio se non hai telefonato prima, anche se moribondo, al pronto soccorso passi dopo chi ha una slogatura o un’unghia spezzata o altra banalità…be, ok, ma ora ne vogliamo parlare della sanità che parla di immunità di gregge ma se provi a contattare un medico di base ti accorgerai che per loro non funziona, come? Quindi se come me hai bambini con dei problemi di salute, metti anche stagionali ti rendi conto che gli operatori del servizio sanitario non fanno parte del gregge…beh, si ha bisogno dei pastori avranno pensato, così loro si salvano il …. e saranno esentati dal rischiare personalmente. Ma non dovrebbero fornire un servizio per la sicurezza pubblica al posto di quella personale… è rinomato il loro ego e credo saranno gli ultimi a farsi convincere che le loro idee non sempre son quelle pionieristiche da seguire ahimè, aiutooooooooo
Mauro
18/03
Vorrei porre un quesito riguardante il discorso di Rutte e l’immunità del gregge, metà della popolazione dovrà infettarsi per creare gli anticorpi, ma quali sono i comportamenti che devono assumere le categorie più a rischio? Io ho 2 patologie croniche, asma e diabete di tipo 1, ho 39 anni e secondo i medici sono a rischio criticità in caso di contagio, così come anziani e gente con altre patologie. Le parole sono belle ma come comportarsi? Rimanere a casa con la formula”non retribuito” mettersi in malattia o seguire la vita normalmente con tutti I rischi che ne derivano? E con I familiari che svolgono vita regolare. Qualcuno può rendere pubbliche informazioni a riguardo?
Mario
18/03
17/03
Scrivo per dirvi che alcune informazioni riportate dal sito RIVM sono errate e vi spiego il perché. Sono in contatto con una mia carissima amica di Roma, medico nonché ricercatore nell’ambito di questo virus.
1) Il sito dice che una volta infettati si diventa immuni, sbagliato. Mi è stato detto che una delle caratteristiche antipatiche di questo virus è che per il momento non si diventa affatto immuni, chi si è infettato e guarito può ammalarsi di nuovo e nuovamente infettare altri.
Dat betekent dat deze persoon niet meer ziek kan worden van dit virus
Bijvoorbeeld deurklink, pinautomaat, leuning, geld etc.)
het virus niet goed overleven.
De kans dat je besmet raakt via het aanraken van producten of oppervlakten
is erg klein.
16/03
15/03
14/03
Vivo da 2 anni in Olanda e amo tutto di questo paese, tranne ovviamente la sanità (come tutti) ?..
In queste settimane percepisco ansia a palate, al lavoro, in giro, nei negozi, dappertutto..
Alcuni colleghi hanno avuto febbre da stress, leggevo la preoccupazione nei loro occhi e cercavo di tirarli su.. Ma chi tira su me? Forse i miei gatti, forse il sole che la mattina inizia finalmente a sorgere prima, chissà… Non lo so nemmeno io..
A volte sento un po di ansia ma so bene che non aiuta spirito, fisico e mente, così faccio di tutto per non pensarci..
Come tutti gli exapts sono solo, non ho nessuno qui, solo la mia ragazza e i miei due gattoni e la notte trovo conforto nel letto mettendo le gamba sinistra sulle cosce della mia compagna e il braccio destro sotto la pancia di Max o Arek..
Ho qualche amico in città, italiani come me e percepisco perfettamente anche la loro preoccupazione..
Purtroppo è un periodo nero, forse il più nero che io abbia mai provato sulla mia pelle e non sono mai stato preoccupato per qualcosa per così tanti giorni consecutivi..
La nostra Italia, strana e pazza agli occhi del mondo ma normalissima per noi..
Speriamo bene ragazzi! Siate positivi…
Giacomo, Badhoevedorp.
13/03
13/03
Volevo segnalare questo annuncio del governo in cui si dice che le scuole rimarranno aperte perché meno internazionali. Sono io che la vedo in modo negativo, oppure è molto razzista?
Sarah, Eindhoven
13/03
La settimana scorsa inizio a notare la presenza del virus in Olanda attraverso i commenti delle
persone che mi circondano. In palestra noto che le persone intorno a me non parlano d’altro: chi fa
finta di tossire e poi ride con un’amica, chi dice che in fin dei conti è solo un’influenza. I commenti dei
miei studenti sono dello stesso tipo: è inutile preoccuparsi di una cosa che non si può evitare, e voi
italiani dovete essere matti a volerci rimettere così tanti soldi a chiudere tutto.
Questa settimana però la mia sensazione di impotenza è peggiorata. Vedo da giornali esteri che la
curva dei contagi in Olanda riflette alla perfezione la situazione in Italia dieci giorni fa, e inizio a
pensare a come si deve essere sentita la povera Cassandra. I miei nuovi studenti si stupiscono
quando chiedo loro di non salutarmi (e di non salutarsi) con strette di mano, e ridacchiano.
Infine, oggi leggo su Twitter i commenti di alcuni corrispondenti olandesi in Italia, e una di loro fa un
quadro obiettivo e privo di stereotipi che mi fa finalmente capire la reale situazione in Italia.
Ik denk dat de tabakszaken open mogen blijven omdat het anders op geweld uitdraait. Ik denk ook dat heel veel vrouwen in #Italie het vreselijk vinden dat de kappers sluiten – zij laten daar véél vaker dan NL vrouwen hun (lange) haar wassen, verven en in model fohnen. #virus
— Pauline Valkenet (@PaulineValkenet) March 12, 2020
Capisco che tutte le italiane hanno i capelli lunghi e che sono così superficiali da avere anche in una
situazione come questa – 10.590 infettati e 827 morti – le proprie capigliature come unica
ossessione. Anche se devono stare a casa, e quindi non possono sfoggiarle. Capisco anche che siamo
un popolo di tabagisti, e la chiusura dei tabaccai probabilmente causerebbe la guerra civile. Non vedo
l’ora di scoprire altre preziose informazioni sui miei conterranei attraverso i prossimi commenti dei
corrispondenti olandesi in Italia.
Elena, Amersfoort
12/03
Sono Francesca, ho quasi 30 anni e vivo da 3 anni in Olanda insieme a mio marito. Abbiamo appena comprato casa a Breda e abbiamo tranquillamente portato avanti la nostra vita nel paese dei tulipani cercando, non senza difficoltà, di condurre una vita normale, senza troppe pretese. Abbiamo sempre cercato di tornare a casa, l’Italia o meglio la Sardegna, almeno due volte all’anno.
Tornare a casa per noi non è facile. I collegamenti sono costosi, quando ci sono, oppure difficoltosi, quando devi spostarti in un altro paese per prendere un volo diretto per la nostra bella isola. Ci siamo sempre sentiti dire “eh state bene voi.. nel paese dei balocchi” – come se non lavorassimo 8 ore al giorno e ci guadagnassimo lo stipendio grattandoci la pancia – oppure “l’avete deciso voi” – come se in Italia ci fossero le condizioni per vivere decentemente come facciamo noi ora in Olanda – ma ce ne siamo sempre fregati perché abbiamo sempre avuto un obbiettivo: tornare a casa prima o poi.
Mi sono soffermata a pensare, soprattutto in questi giorni, a cosa il vivere all’estero possa significare per noi – intendo tutti coloro che hanno preso la decisione di vivere lontano da casa – quando ci sono situazioni di crisi come quella causata dal coronavirus. Ve lo vorrei direi io cosa significa: significa soffrire il doppio, soffrire per ogni persona che ami e per cui provi anche un solo briciolo di bene.
Significa pensare “E se succedesse qualcosa come farò a tornare immediatamente a casa?”.
Significa pensare costantemente a ciò che realmente importa e a cosa ci ha spinto ad allontanarci da casa.
Significa pensare mille volte al giorno “ma ne è valsa veramente la pena?”.
Significa pensare anche a quelle ultime volte in cui hai detto a tuo padre, tua madre, tuo fratello, tua nonna o la tua migliore amica che gli volevi bene.
All’ultimo abbraccio che gli hai dato.
L’ultimo caffè preso insieme.
All’ultimo sguardo prima di varcare le porte dei controlli in aeroporto dicendo “ci vediamo presto”.
Questo è il messaggio che vorrei far passare, soprattutto in Italia, soprattutto in questo momento: noi non abbiamo la fortuna di ricevere tutti i giorni un abbraccio dai nostri cari, di prendere un caffè al volo con un amico, di scambiare una chiacchiera mentre facciamo la spesa.
A noi basta il ricordo dell’ultima volta che l’abbiamo fatto e non solo.
Ci basta pensare che tra un mese, due o anche tre tutto riaccadrà.
Torneranno gli abbracci, i caffè e le chiacchiere.
Ma ora più che mai la nostra richiesta è questa: state a casa. State a casa anche per noi e tutto andrà bene.
Anche se lontani noi siamo SEMPRE con voi!
Francesca, Breda
12/03
Non sono affatto sorpresa della risposta Olandese alla situazione.
In realtà sono solo sempre più arrabbiata. Lavoro per una grande azienda Olandese. Abbiamo una sede in Cina e fornitori in Nord Italia e da più di un mese il CEO ci invia settimanalmente (ora giornalmente) aggiornamenti/disposizioni. L’ultimo invitava tra le altre cose tutti i dipendenti del Noord Brabant con sintomi influenzali a lavorare da casa. Il mio project manager oggi è venuto a lavoro come al solito. Ha tre bambini a casa, tutti con febbre. E’ stato invitato caldamente da tutti noi (cosi tanti altri come lui) ad andarsene a casa vista la situazione. Simile altri colleghi di Tilburg.
Trovo gli Olandesi estremamente inconsapevoli/ignoranti rispetto a faccende legate a salute e malattia.
Questo atteggiamento cosi rilassato degli Olandesi è l’unico che può permettere la sopravvivenza del loro sistema sanitario.
In più di 7 anni che vivo qui ho avuto solo esperienze negative con questo sistema. Non sono mai riuscita a ottenere alcuna prescrizione per controlli specialistici. Cosi nessuno dei miei amici/conoscenti non-Olandesi. A detta di alcuni questo atteggiamento potrebbe essere riservato agli expat (aspetto viene menzionato ogni volta con sorprendente nonchalance, come se fosse normale che un expat non meriti un controllo specialistico).
La mia unica esperienza con pronti-soccorso ospedali (LUMC) è altrettanto scandalosa. Per non menzionare la totale impossibilità di ottenere diagnosi. Non so se per incompetenza o solo per evitare di prescrivere controlli specialistici che forzerebbero l’assicurazione a pagare.
Anche in questi giorni, sono circondata da gente che non fa che ripetere che tanto l’obesità o il fumo uccidono più di una banale influenza. Ignorando che i loro nonni/genitori potrebbero rimanerci secchi.
Specie in un sistema del genere.
Valeria, Rotterdam
11/03
Come viene gestita la situazione all’università di Wageningen? Ignorando totalmente il problema, in più non rispettando le linee guida del CDC o WHO.
Wageningen
11/03
Sono partita ieri 10marzo dall’italia. Lasciando una situazione surreale, un paese in ginocchio e bloccato ma finalmente cosciente della gravità e attivo nel procedere a migliorare tutto.
Sono partita compilando autocertificazione e indossando mascherine per tutto il periodo più esposto (aeroporto italiano, aereo, schipol, treno, bus) e gli sguardi che ho ricevuto durante queste ore di transito sono stati molto diversi. Sono passata da quella che in italia è diventata normalità e cioè non essere guardata affatto all’essere guardata come una triglodita, esagerata, irrazionale, complottista o chissache. C’è chi mi ha rivolto un sorriso beffardo, chi ha scosso la testa più volte in senso di diniego, chi mi ha guardata stupita e incredula perché ero la sola che indossava la mascherina in un luogo chiuso e affollato come un bus.
Sono arrivata a casa e ho sentito il mio capo. Che mi ha semplicemente detto che loro si fidano di me, se dico che sto bene a loro basta.
Non so se posso ricorrere all’auto quarantena, so che la situazione sta peggiorando e non va sottovalutata ma non riesco a capire come agire nel rispetto di tutti gli altri e di me stessa.
Daniela, Amsterdam
11/03
Inizialmente devo ammettere che ero poco preoccupata per questa situazione, pensavo che semplicemente bastasse il buonsenso per arginare questa situazione ed ascoltare le direttive dei governi. Ma con il passare del tempo ho visto che soprattutto in Italia la situazione stava diventando veramente grave. Alla fine di questo mese sarebbero dovuti venire i miei genitori qui in Olanda per poter festeggiare la Pasqua assieme, ma vista la situazione ne io, ne i mei genitori ci sentivamo tranquilli, quindi abbiamo annullato il viaggio.
Non mi sento tranquilla anche perché non mi piace per nulla la leggerezza con cui il governo Olandese sta affrontando la situazione, non si sta prendendo nessun tipo di misura precauzionale, semplicemente non datevi la mano e state ad un metro di distanza, cose che non ho visto rispettare da nessuno.
Lavoro in ristorazione e nel nostro locale sono stati installati dei dispenser di disinfettante che non ho mai visto utilizzare da nessun cliente, nonostante nel nostro paese sia stato registrato un contagio ed un altro paio nei paesi limitrofi.
Ciò mi fa davvero pensare che la situazione non viene presa con la dovuta serietà, pertanto parlando di questo con colleghi o amici mi sento dire che tanto in Olanda non accadrà mai quello che sta succedendo in Italia!
Non so cosa vi faccia essere cosi tranquilli e sicuri, magari il fatto che probabilmente non si sa il vero numero dei contagiati visto che i medici sono indecisi se fare o meno i tamponi, ma potendo vedere dall’Italia come può diventare grave è difficilmente gestibile la situazione io prenderei esempio. Miei cari connazionali Italiani che viviamo in Olanda prendiamo esempio dal nostro Paese e usciamo il meno possibile, anche se ci deridono e il governo Olandese se ne frega, pensate alla vostra salute e guardate cosa succede nella nostra Italia. Tra qualche mese tutto questo finirà e potremmo tornare dai nostri cari in Italia. Per il momento io sono del parere che non si debba assolutamente creare nessun tipo di panico, ma che semplicemente ci si debba limitare nelle uscite e fare attenzione con l’igiene.
Marta, Almelo
10/03
Come in un film viviamo la nostra vita ora, non la sentiamo così nostra pero’. Ci sentiamo con la stessa sensazione che prova un pugile, che costretto all’angolo dell’avversario che è pronto a colpirlo. Ci dimeniamo come cavalli selvaggi, scalpitando nervosamente senza capire perché e soprattutto per quanto. Abituati a vivere freneticamente senza orari e in preda ad abitudini che ci fanno sentire vivi e padroni di decidere.
Ci chiediamo cosa sta succedendo, senza sapere che la risposta è nella domanda. Sta succedendo appunto. Il cosmo si ribella dopo, dopo che incoscienti cittadini del mondo lo abbiamo sconvolto con abitudini malsane, lo abbiamo e lo stiamo tuttora ferendo indelebilmente con stili di vita errati ma mirati a distruggere natura, atmosfera, aria, mari, montagne…
Il cosmo lui, che tante volte ci ha messi in guardia con avvisaglie che non siamo stati in grado di capire,tradurre,comprendere. Si ribella ora nel solo modo che può farlo, così , rapido, veloce, inevitabile, fulmineo, fatale e inesorabile velocità di escalation degli eventi, catapultandoci dentro un abisso di timori e paura.
Ma la paura ci farà affrontare sta vita in modo più costruttivo ed è questo l’intento del cosmo. Abbiamo seminato male nel corso dei decenni con egoismo e superficialità, per ammucchiare denari che ahimè NON SERVONO A NIENTE ORA CHE SIAMO UNITI in un insolito destino di vita strana. La vita è bella è così bella che è un peccato vero averLa così ridotta al punto che è lei ora a chiedere un ripensamento a destabilizzarci per rinascere migliori.
Patrizia Delucchi
10/03
Scrivo da Maastricht, dove studio. Ci sono solo una decina di casi finora, però l’università dice che 26 studenti sono a casa con sintomi, in quanto sono stati in zone a rischio. E un impiegato dell’università, residente in germania, è risultato positivo dopo il test ma l’università esclude possibilità di contagio in quanto questo ha lavorato solo un giorno nella settimana in cui è testato positivo (cosa che mi sembra azzardata in quanto a contatto con gli studenti questo qui c’è stato). Onestamente sono preoccupato per la gestione dell’emergenza da parte dell’università, cosa che mi preoccupa in quanto devo andarci ogni giorno. Settimana scorsa l’università ha pubblicato un annuncio che diceva ‘se sei stato in una zona a rischio ma non hai sintomi per 2 giorni puoi ritornare a scuola’. 2 giorni?!? io non ho parole. Non so da dove abbiano tirato fuori sto numero ma 2 giorni sicuramente non sono abbastanza per un virus con 2 settimane di incubazione. Non c’è amuchina a disposizione nell’università, non c’è nemmeno il sapone. Per non parlare delle migliaia di studenti che vivono in case malandate dove si condividono cucina e bagni, che spesso sono lerci. Vedremo come finisce questa storia ma se ci fosse un aumento improvviso di casi ho paura che Maastricht non sarebbe in grado di gestirlo.
Maastricht
09/03
Io sono fortemente preoccupata per la situazione di menofreghismo da parte delle autorità Olandesi. Dovrebbero trarne profitto da ciò che è capitato in Cina e sta succedendo in Italia. In Italia la situazione è degenerata in 2 settimane e subito, ai primissimi casi, sono stati presi provvedimenti davvero restrittivi.
Qui sembra che la cosa gli scivoli addosso. Continuano a credere che il virus non si trasmette durante il periodo di incubazione cosa non vera.
Questo virus ha un impatto sulla società devastante. Il problema non e’ la sua pericolosità ma la sua velocità di trasmissione, non avere un vaccino e cure certe peggiora il tutto. Se continuano così…bhe’ non voglio pensarci, io per il momento cerco di non andare in posti affollati e stare lontano dalle persone.
Rossella, Wageningen
08/03
Studio qui da un paio d’anni, e la comunità italiana in Università è molto ben nutrita. Veniamo da ogni parte d’Italia e scalda sempre il cuore sentire parlare italiano sotto questo cielo plumbeo quando non torni da mesi e non sai quando potrai tornare di nuovo. Fino alla settimana scorsa, scherzavamo su questa cosa del virus: quando parlavamo italiano in pubblico e la gente si copriva la bocca o si allontanava, noi tossicchiavamo o starnutivamo apposta, così, tanto per prendere in giro (o con ironia) la situazione. Dopo un po’ però, anche basta. L’ennesima mamma che sposta il passeggino al sentire che sono italiana mi infastidisce. E così, anche tra italiani, si parla in inglese in pubblico, per non diffondere il panico.
Poi leggo che gli olandesi non sono preoccupati. Che tutte le manifestazioni sono confermate, che si continua a andare e venire e che misure precauzionali basiche sono state prese, ma ci si limita ad “inviti all’autoisolamento” in caso di sintomi & di contatto con zone/persone da zone a rischio – le due condizioni devono coesistere, altrimenti tutto tranquillo. Devo ammettere che sono piuttosto confusa. Se tutto ciò è vero, se non si teme nulla, non capisco e non riesco ad interpretare il comportamento che qualcuno definirebbe razzista, il fatto che Kruidvat non abbia più detergente disinfettante. KLM cancella voli e sono costretta a rimandare a data da destinarsi la mia visita alla famiglia. Proprio nel momento in cui vorrei essere più vicina alle mie nonne, ultraottantenni, e ai miei amici, che sento via Skype, isolati e soli in casa per settimane. Ci manca solo che l’OMS dichiari lo stato di pandemia, come si prepara a fare la settimana prossima: quali saranno le conseguenze, le limitazioni e l’impatto?
Al momento ci sono 188 casi confermati e 1 decesso. Non riesco a interpretare quanto veritieri siano questi dati, dato che leggo anche di un dibattito tra medici: “Fare o non fare i tamponi? Graverebbe troppo sul sistema sanitario…”. Intanto sui gruppi WhatsApp di famiglia vengo tempestata di messaggi allarmanti, di avvisi, pdf dei decreti legge, di video e audio che non fanno altro che raccomandarsi di stare in casa e un aggiornamento costante, quasi maniacale dei numeri italiani. Così, in questo limbo, si insidia un brutto presentimento: non mi sento per nulla tranquilla e tutelata, non sento che la gente qui abbia la percezione di quello che sta succedendo e che lo Stato stia prendendo adeguate misure; oppure sono paranoica io e sto esagerando. Ma in un certo senso sarei felice di sapere che non sono l’unica.
Serena, 23 anni, studentessa a Maastricht da Genova
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L’emergenza coronavirus sta condizionando le vite e le abitudini di tutti, in un modo mai visto fino ad oggi. Il nostro portale si è limitato -fino ad oggi- ad informare sullo sviluppo dell’emergenza sanitaria ma dopo aver ricevuto mail, messaggi, commenti e suggerimenti dai lettori, abbiamo deciso di creare un “blog collettivo” per i residenti in NL, dove poter raccontare come ognuno di voi/noi sta vivendo questo strano e difficile momento.
Sfoghi, racconti, indignazione con le autorità olandesi, preoccupazione, piccoli articoli, video, foto: vorremmo raccogliere tutte queste espressioni, che per ora sono limitate agli spazi commenti sui social, pubblicarle e condividerle con tutti.
E’ un modo per scambiarsi informazioni con altri italiani in NL o magari per denunciare la scarsa attenzione delle istituzioni; per documentare come gli olandesi reagiscono/o non reagiscono, come le istituzioni scolastiche o qualunque altro luogo pubblico che frequentate si adatta; o magari solo uno spazio per dire la propria.
Come funziona?
Inviate all’indirizzo info@31mag.nl il vostro pensiero, mini-articolo, foto, video, commento, segnalazione. con oggetto DIARIO CORONAVIRUS.
Noi ci limiteremo ad una formattazione superficiale e alla pubblicazione. Indicate anche il vostro nome, se volete.
Altrimenti potrà essere pubblicato in forma anonima.
Sarebbe gradita l’indicazione del luogo da dove scrivete.