Un vero e proprio boicottaggio, quello messo in atto da un numero crescente di psicologi e psichiatri che rifiutano le rigide linee guida imposte dalle compagnie d’assicurazione per il rimborso delle prestazioni ai pazienti. Cio’significa: niente piú contratti con le compagnie. Come racconta il Volkskrant, sono centinaia i professionisti che lamentano la pressione delle assicurazioni allo scopo di contenere le spese ma a danno della qualita’ del servizio. Secondo la psichiatra ribelle Hieke Forest Kaspar Mengelberg, intervistata dal quotidiano di Amsterdam, “i medici devono essere al servizio del paziente, non degli assicuratori“. Il dito e’ puntato soprattutto contro le verifiche ed i controlli di qualitá che sono considerate, da alcuni terapeuti, delle indebite ingerenze nel loro lavoro. Le assicurazioni, dal canto loro, rimandano le accuse al mittente: le verifiche sarebbero necessarie per evitare frodi. Anche se l’attuale regolamento, con la previsione dell’obbligo di sottoporre la diagnosi del paziente alle compagnie, finisce inevitabilmente per mettere a rischio il segreto professionale. E la stessa privacy di chi usufrusice dei trattamenti. A sostegno della tesi dello psichiatra Kaspar Mengelberg, che guida la protesta, ci sarebbe la sentenza che ha obbligato le assicurazioni a rimborsare anche la consulenza alla quale non segue terapia. Secondo la normativa vigente, i verzekeraars devono coprire il 75% delle prestazioni sanitarie.
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