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“Sad by Design” e il nichilismo da social media

Il 18 giugno alle 17 negli spazi di Droog ad Amsterdam verrà presentata l’edizione inglese di “Sad by Design”. Già uscito in italiano lo scorso marzo, il libro di Geert Lovink sarà tradotto anche in spagnolo e in tedesco entro la fine di quest’estate.

Fondatore di ADILKNO (Foundation for the Advancement of Illegal Knowledge),  l’autore è uno dei più noti critici della “network culture” in Europa. Lovink può vantare una straordinaria carriera: dopo un dottorato a Melbourne e un postdottorato a Brisbane, è divenuto docente presso l’Università di Amsterdam.

Da sempre interessato ai temi dell’economia digitale e all’evoluzione del Web, Lovink è stato il primo a parlare di “Tactical Media”. Un concetto innovativo, perfettamente conciliante con le dinamiche dell’evoluzione moderna, in cui i social diventano lo strumento per sviluppare le tematiche sociali.

Questa idea contraddistingue l’autore in tutti i suoi lavori, definendo un filo conduttore che collega la raccolta di saggi Dark fiber: tracking critical internet culture e la raccolta di interviste Uncanny networks: dialogues with the virtual intelligentsia con Sad by Design.

Proprio in quest’ultimo, Lovink offre un’analisi critica delle crescenti controversie sui social media, soffermandosi sulla questione delle fake news, dei meme virali tossici e sul tema della dipendenza online. Secondo la sua opinione, la ricerca di un grande progetto è fallita, con il risultato di uno sviluppo di internet piatto e del tutto depoliticizzato. Così, non è possibile definire né una critica radicale né una ricerca di alternative.

Il libro ha avuto un riscontro molto positivo, attirando l’attenzione di altri scrittori e critici. “Un’accusa feroce contro la trasformazione radicale della tecnologia, divenuta pura piattaforma di condivisione” ha commentato Eva Illouz, autrice di Why Love Hurts: A Sociological Explanation

Anche Donatella Ratta, autrice di Shooting a Revolution ha espresso il suo parere a riguardo: “Avvalendosi del potente strumento della teoria critica, Lovink analizza le nostre dipendenze digitali. Sad by Design è un selvaggio viaggio nel mondo digitale, oltre che un campanello d’allarme per liberarsi dalla schiavitù”.

Ancora più sottile la critica di Bernard Stiegler, autore di The Age of Disruption: “Una bruciante critica del nichilismo di piattaforma, considerato soprattutto come una perversione del design computazionale”.

La tristezza è ora un problema di design. Gli alti e bassi della malinconia sono codificati nelle piattaforme dei social media. L’uomo moderno è divenuto schiavo dei clic e della navigazione. E tutto quello che resta, secondo Lovink, non è che conseguenza di un tempo vuoto e piatto dedicato alle applicazioni.

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