Rudi, busker suonatore di flauto dritto in Adam

di Marco Meazza

Passeggiando per Damsquare avverto echeggiare nell’aria un suono leggero e acuto, ma penetrante al tempo stesso. Tanto leggero che inizialmente mi é difficile capirne la provenienza, dato il numero di passanti che camminano nella piazza.

Dopo essermi fatto largo tra la folla, incontro Rudi Molegraaf, che si autoproclama “unico busker ad Amsterdam suonatore di flauto diritto”. In effetti, devo ammettere che mai ne ho incontrati prima. Una scelta stilistica coraggiosa, ai miei occhi, data la delicatezza del suono, non proprio consona al movimento costante della cittá, ma tale da rimanerne catturati quando la si ascolta.

Lo trovo vicino al palazzo reale, area oltre la quale, mi spiega, è vietato fare busketing. In teoria “si potrebbe suonare solo entro 100 metri dal palazzo del re. Fortunatamente la polizia ha cose piú importanti a cui pensare. Questo mestiere è sempre più a rischio e se anche la polizia ci desse del filo da torcere, sarebbe davvero la fine di quest’arte popolare”, spiega con una punta di malinconia.

“Io sono olandese, vengo da un piccolo villaggio fuori Amsterdam. Ma ho viaggiato tanto, sono stato spesso anche in Italia: Napoli, Bari, Lecce, Firenze..” e poi una serie di paesini pronunciati in modo troppo distorto perché io capissi a cosa si riferisse, “..Ah anche Venezia e Genova..”, per rimanere sulle più popolari.

Sembra disposto parlar di tutto fuorché della sua storia personale. Così, tra un divagare e l’altro, mi racconta della magia delle campane di una volta: “Un tempo le campane delle chiese erano suonate manualmente. Oggi questo lavoro lo fa una macchina che certamente non sbaglia una nota, ma manca della passione che una persona può avere in quello che fa.” Per lui la passione è la musica classica: Rudy si tiene in costante allenamento imparando a suonare nuovi brani e componendo nuove opere, anche se per essere fruibile da tutti deve integrarle, durante le sue esecuzioni, a un repertorio “noto”.

Devo salutarlo, ma insisto nel sapere di più della sua storia e di come sia approdato all’arte di strada. E alla fine si lascia andare: “Come mi sono ritrovato qui? Due anni fa, nel 2013, mi hanno pignorato tutti i miei averi e questo é l’unico modo per ripagare quei debiti… Anche se periodicamente se ne aggiungono altri..!” mi risponde ridendo. Mi parla piú con lo sguardo che con le parole; sembra un bambino nel corpo di un adulto e con una risata così acuta da essere pungente.

Poi, arriva il momento di posare la macchina fotografica e godersi la musica, mentre il buio cala su Amsterdam.

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