di Paola Pirovano
Conoscete Matisse? Certo che sì, le sue tele piene di colore e i suoi collages sono conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Un secolo dopo l’appellativo di “fauve” – bestia selvaggia – attribuitogli da critici sprezzanti, Matisse è oggi presente nelle collezioni dei più importanti musei d’arte moderna e contemporanea.
La scelta dello Stedelijk Museum di dedicare un’ennesima mostra all’artista francese può quindi sembrare scontata. Le opere di Matisse attirano sempre moltissimi visitatori, ma cosa può dirci questa mostra che già non sappiamo? Molto, credetemi; l’oasi di Matisse è una proposta interessante, non solo per quanto riguarda le sue tele esuberanti, ma anche per lo stesso Stedelijk. Il percorso espositivo non segue il ritmo tradizionale, con un’ala del museo dedicata alla mostra, ma è incastonato tra le opere della collezione permanente proprio perché il grande pubblico conosce già le opere di Matisse, questo dispositivo accompagna il visitatore tra riscoperte e nuovi punti di vista. L’accostamento con le opere del museo permette di confrontare il lavoro di Matisse con altri capolavori del XX secolo, e rinfresca il nostro sguardo sui colori scintillanti e le forme stilizzate del maestro francese.
Il museo del cinema EYE, propone invece un’opera inedita dell’artista sudafricano William Kentridge: More Sweetly Play the Dance. Disegnatore, sceneggiatore, direttore d’opera, William Kentridge è conosciuto a livello internazionale per le sue animazioni di disegni al carboncino che parlano di Johannesburg per raccontare l’uomo nella sua condizione universale. Per EYE, l’artista ha realizzato un’opera monumentale, un affresco animato di 45 metri su cui scorre una processione, una manifestazione di protesta, o forse un gruppo di profughi. Sulla musica ha lavorato la coreografa Dada Masilo, nata e cresciuta a Soweto. Il risultato è una danza senza inizio né fine, uomini e donne che avanzano a fatica, un moderno teatro delle ombre che evoca la sofferenza dell’uomo, ma anche la sua tenacia e la sua forza. Nella mostra sono presenti due altre opere dell’artista, che riassume così il senso del suo lavoro: “I am interested in a political art, that is to say an art of ambiguity, contradiction, uncompleted gestures and uncertain endings.”
Per un viaggio nella storia, l’appuntamento è al Museo dell’Hermitage, sezione olandese dell’Hermitage di San Pietroburgo. In occasione dell’anniversario della battaglia di Waterloo, che mise fine al dominio napoleonico, il museo propone una mostra sulle relazioni, diplomatiche e non, che legarono Napoleone e lo zar Alexander I. Furono nemici, amici, alleati. Tra loro, la figura di Josephine, grande amore di Napoleone, e in seguito protetta dello zar. La mostra Alexander, Napoleon & Joséphine, a Story of Friendship, War and Art from the Hermitage espone i regali che i tre si scambiarono in segno di amicizia: pitture, sculture, armi e uniformi riccamente decorate, oggetti di lusso. Ma anche l’impressionante collezione di opere d’arte di Josephine che lo zar acquistò alla morte di quest’ultima per la cifra di 940 mila franchi francesi: tele di Potter, Rembrandt, Claude Lorrain, sculture di Canova, solo per citarne alcuni.
Una mostra a alto tasso di lusso garantito.