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Ritornare ad Auschwitz sotto lsd. La psichiatria psichedelica di Jan Bastiaans

CoverPic | Author: Roland Gerrits/ Source: Nationaal Archief | License: CC

Leiden, estate 1976. I coniugi De-Nur arrivano nei Paesi Bassi da Israele. La coppia rimarrà un anno in Olanda. Yehel De-Nur, scrittore di origini polacche sopravvissuto a Auschwitz, da 30 anni è tormentato da incubi lancinanti. 

Sua moglie Nina scopre l’esistenza di uno psichiatra olandese, Jan Bastiaans, che cura i propri pazienti con l’ausilio sperimentale di allucinogeni. Il “metodo Bastiaans” si basa proprio sul trattamento di adulti traumatizzati da esperienze di prigionia con sedute a base di lsd o penthotal.

Ritornare ad Auschwitz sotto lsd
Yehiel Dinur and his wife in Rome | Author:Unknown | Source: Epoca, N. 471

Ascensore per l’inferno

Ka-Tzetnik, lo pseudonimo adottato da Yehel per firmare i suoi romanzi e che in yiddish indica un detenuto di un campo di concentramento, così ricorda nel suo libro Shivitti una delle sue prime esperienze lisergiche: “quando la droga inizia a far effetto mi sono ritrovato catapultato nell’inferno di Auschwitz proprio vicino alla panchina del ciabattino Vevke. La panca improvvisamente cambia di colore e inizia a squagliarsi come un orologio di Dalì”. Poi, come per magia, il volto di Vevke diviene quello del rabbino Nachman di Bratslav.

L’occhio attento di Bastiaans guida il viaggio dello scrittore, sempre pronto a intervenire nel caso che l’orrore trasformasse il tutto in un “bad trip”. Dopo solo cinque incontri, tutti rigorosamente registrati, gli incubi di Ka-Tzetnik svaniscono e lo scrittore decide di tornare a casa. Da quel momento in poi la sua vita notturna si svolge tranquillamente.

Ritornare ad Auschwitz sotto lsd
Yehiel Dinur Katzetnik | Source: United States Holocaust Memorial Museum | License: public domain

Dopo i “viaggi” di Leiden Yehel non si considera più la stessa persona. Arriva addirittura a ritrattare quanto affermato durante il processo del 1961 a Eichmann – l’ufficiale tedesco le cui vicende giudiziarie sono raccontate dalla filosofa Hannah Arendt nella Banalità del Male: quanto successo ad Auschwitz non poteva essere compreso perché non poteva essere stato opera dell’uomo.

Il messia della psichiatria

Jan Bastiaans, un uomo alto poco più di due metri, incuteva talmente tanta soggezione nei propri interlocutori che spesso veniva descritto come un gigante obeso. Scomparso nel 1997 a 80 anni, il dottore è stato la personificazione della psichiatria in Olanda. 

La sua base operativa è sempre stata la clinica Jelgersma a Oegstgeest, a nord di Leiden. Anche se ufficialmente era la sezione psichiatrica dell’Università di Leiden, tra gli anni ’60 e ’80 è il laboratorio personale dove Bastiaans svolge i propri esperimenti. La Mercedes beige del dottore era parcheggiata al suo solito posto, a destra dell’ingresso, per 16-18 ore al giorno, a volte sette giorni alla settimana.

Molti dei suoi pazienti sono trattati con metodi tradizionali. L’uso di lsd è previsto solo per i casi più gravi all’interno di un rigido protocollo che si svolge solo di sabato o domenica: dopo aver iniettato la sostanza durante la prima seduta, i pazienti venivano guidati e “provocati” dallo stesso psichiatra a rivivere i proprio traumi. Nel secondo incontro, uno o due giorni dopo, medico e paziente ascoltavano insieme la registrazione della seduta precedente e la analizzavano.

Il suo approccio – e la modalità con cui “manipolava” i propri pazienti – sono state al centro di forti critiche.

Il caso del senatore Meester

Quando stava curando il senatore del PvdA Eibert Meester, lo psichiatra non capisce che il proprio paziente si era inventato di aver partecipato alla resistenza olandese. Quando lo psichiatra pubblica un libro sui propri successi clinici, l’ex moglie di Meester – forse in cerca di pubblicità – afferma pubblicamente che l’ex marito non era mai stato un partigiano né prigioniero in Germania.

Presenza fissa in televisione e in parlamento, Bastiaans è stato oggetto di libri, documentari e persino di uno spettacolo teatrale. Molto più che un’autorità accademica, è stato un’icona culturale che ha suscitato ammirazione e disgusto. Alcuni lo vedevano come un messia che li avrebbe liberati da anni di agonie. Comunque sia, i traumi di molti pazienti sono stati riconosciuti pubblicamente e indennizzati proprio grazie all’intervento dello psichiatra.

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