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Rimuovere i commenti d’odio e gli haters non è censura ma democrazia

di Massimiliano Sfregola

 

Libertà d’espressione e “trollaggio”, democrazia e hate speech sono concetti centrali nel dibattito odierno sulla democrazia digitale. Nessuno ha ancora trovato la formula magica dell’equilibrio tra il diritto di esprimere la propria opinione e il commento che scade in un deliberato e gratuito insulto. Probabilmente una formula magica non esiste e l’unica strada percorribile è quella di valutare caso per caso, offrendo -tuttavia- delle linee generali agli utenti che consentano di creare (e mantenere) un ecosistema digitale decoroso per tutti.

31mag è una piccola testata giornalistica diventata riferimento per una fetta consistente di italiani residenti nei Paesi Bassi; il nostro è un esperimento rilevante anche sul piano dei linguaggi della comunicazione: ad esempio, cerchiamo – nel limite del possibile- di interagire con gli utenti della pagina FB e di rispondere a critiche ed osservazioni.

Spesso le critiche diventano insulti o aggressioni al social media manager e senza avere una riposta pre-confezionata, ci siamo chiesti: dobbiamo ignorare i commenti oppure rispondere? Dare vita ad un batti e ribatti oppure lasciar perdere? E’ un dilemma importante soprattutto oggi, nell’epoca della “fine dell’innocenza” per i social: FB e Twitter non sono più solo strumenti per condividere foto e status ma potentissimi mezzi in grado di influenzare la visione del mondo di chi legge e addirittura di spostare la bilancia elettorale.

 

Per questa ragione, un equilibrio tra il rispetto delle opinioni e il rispetto tout court si impone. Questo cambio di paradigma implica una nuova percezione della comunicazione online e soprattutto un nuovo approccio nell’interazione con gli utenti. E la necessità di preservare l’agibilità dello spazio di discussione da disturbatori seriali, haters e utenti -molto spesso coperti dietro l’anonimato- che cercano di sabotare le discussioni e in diverse occasioni compiono una lista di reati di opinione che troppo a lungo abbiamo ignorato.

Le accuse più frequenti che ci vengono mosse sono di “censura” e “rimozione di post sgraditi”; la tecnica di aggressione più frequente è proprio quella di lanciare sequenze non verificabili di accuse e ingiurire, e gridare alla censura quando utenti e commenti vengono rimossi. Molti utenti del web hanno trovato con i social un modo per sfogare frustrazioni e difficoltà della vita reale; persone che mai parlerebbero in pubblico per timidezza o mancanza di argomenti, hanno trovato un palco mimetizzato, sicuro e confortevole, dal quale sparare odio, insulti e provocazioni senza correre rischi.

Questo stato di cose sta demolendo una delle più interessanti innovazioni dell’era digitale, trasformando le bacheche di FB in vere e proprie latrine di insulti, offese sessite, razziste ed omofobe.

La calunnia è un reato punito dal codice penale

A tutto questo, nel nostro piccolo, vogliamo porre rimedio. E il rimedio parte proprio dalla stretta su commenti ed interazioni; è censura rimuovere un commento di odio anche se  non costituisce reato? E’ censura bloccare un utente “disturbatore”? Liberiamo subito il campo dagli equivoci: non lo è. Non è censura perchè valutare le intenzioni di chi interagisce non va contro la democrazia ma al contrario la rinforza. Ad esempio è lecito non apprezzare 31mag, e i commenti sul portale sono prova che la critica dura non ci spaventa; non è lecito accusarci di “fake news”, definirci “spazzatura” o altro.

La rimozione dei commenti che non attengono al post o il ban di utenti che mostrano interesse solo a sabotare le conversazioni perchè non apprezzano la nostra testata e sperano, facendo impazzire il social media manager, di costringerci alla resa è un atto democratico.

Il feedback negativo è un atto di “sabotaggio” molto diffuso tra gli haters

Quindi si, noi rimuoviamo i commenti che non riteniamo congrui con la nostra linea e blocchiamo gli utenti che, a nostro insindacabile avviso, non mantengono un comportamento civile. “E a chi spetta deciderlo?”, si chiede qualcuno. La rispota è secca: solo ed esclusivamente a noi. Pur dando qualche dispiacere a costituzionalisti improvvisati, il commento su FB e la presenza sulla pagina non è un diritto soggettivo dell’utente ma una possibilità offerta dalla testata; una possibilità che puo’ essere revocata in ogni momento da chi amministra la pagina e senza nessuna spiegazione.

31mag non è il bollettino ufficiale delle istituzioni italiane nei Paesi Bassi ma una testata giornalistica con un editore, che sceglie la linea e ha diritto -in questo caso si- di portarla avanti come crede.

La democrazia non passa per l’accettazione di un post di insulti oppure per consentire di diffamare, in maniera gratuita, una testata. Se democrazia è libertà di insulto e diffamazione, protetti da un account semi-anonimo e da uno smart-phone, questo modello di democrazia non ci appartiene. Cancellare post e bloccare utenti sabotatori vuol dire essere democratici, tutelando gli utenti “reali”.

Troppo a lungo il concetto di democrazia è stato preso in ostaggio proprio da chi, con parole ed ingiurie, fa coriandoli di leggi e civilità. E’ ora di rendere questo eco-sistema digitale nuovamente praticabile e se ciò passa per impedire ad una manciata di haters di vomitare bile, insulti e odio, allora è giusto bloccare e cancellare commenti.

Chi invece vuole la sua voce, diversa dalla nostra, ascoltata non ha che da inviare una mail al nostro indirizzo info@31mag.nl A chi si espone civilmente e chiede che le sue argomentazioni ricevano un palco, siamo ben lieti di offrire spazio sul sito.

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