Rifugiati, l’Olanda solidale e quella smemorata

di Paolo Rosi

L’Olanda si è risvegliata solidale dopo l’ondata di indignazione suscitata dalle terribili immagini dei migranti morti sulle spiagge della Turchia, circolate nel corso degli ultimi giorni su quotidiani e social di mezzo mondo e lo ha fatto con un appello lanciato da dozzine d’intellettuali e personaggi dello spettacolo, pubblicato sul Telegraaf, uno dei quotidiani più populisti dei Paesi Bassi. Un indice del “clima politico che sta cambiando”, secondo Joop.nl, anche a seguito della notizia che alcuni Comuni hanno accolto la richiesta del sottosegretario alla Giustizia, Klaas Dijkhoff, di organizzare sistemazioni emergenziali per accogliere il numero record di richiedenti asilo nei Paesi Bassi.

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Secondo un editoriale del Volkskrant,  le immagini scioccanti del corpo senza vita del piccolo Aylan Kurdi, il bambino siriano di tre anni affogato nel Mediterrano “possono fare di più di migliaia di morti invisibili nel Mediterraneo. Questa foto nuda e cruda ha rotto gli argini, ha cambiato il corso della storia, ha dato ai politici coraggio e spirito di decisione.”

Un po’ presto, forse, per suonare le trombe della rivoluzione. Sempre ieri, infatti, nel silenzio più totale dei mezzi d’informazione il collettivo di Amsterdam Wij Zijn Hier, formato da richiedenti asilo a cui l’Ufficio stranieri olandese ha rifiutato il permesso di soggiorno, ha celebrato i tre anni dalla nascita. 

Tra musica e cibo, alcuni dei circa 200 sans-papiers, in gran parte provenienti da Corno d’Africa ed Africa subsahariana, che vivono in diversi edifici occupati della città, hanno così raccontato le immutate difficoltà di chi vive ai margini della Capitale senza avere un documento d’identità tra le mani.

Per loro sono ordinaria amministrazione sgomberi, indifferenza istituzionale e pochi diritti nonostante gli appelli di Europa e ONU alle autorità olandesi; ad oggi, il gruppo di Wij Zijn Hier potrebbe accedere solo a un rifugio per le ore notturne e la loro presenza nella capitale, viene mal tollerata tanto dal sindaco, quanto dal governo.

La metà degli appartenenti al nucleo iniziale del collettivo ha, nel frattempo, ottenuto lo status di rifugiato, ma il gruppo continua a crescere e la maggior parte dei Wij Zijn Hier ha alla fine ottenuto il riesame della domanda d’asilo. “Il corso della storia”, alla fine, cambierà anche per loro?

Photo Credit Virginia Zoli
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