Si è aperto, nell’aula bunker di Schiphol, il processo al leader del PVV, Geert Wilders, in relazione al celebre “minder, minder, minder marokkanen” pronuciato in diretta televisiva, alla chiusura delle urne per le amministrative 2014. Ma le polemiche sono iniziate ancor prima dell’apertura dell’udienza: il quotidiano AD, infatti, ha pubblicato questa mattina la “pleitnota” ossia la memoria difensiva dell’avvocato di Wilders. Dal testo, si evince che il leader del PVV avrebbe chiesto la contestualizzazione delle frasi incriminate e avrebbe tentato di “politicizzare” il suo intervento. Il suo avvocato, nel documento difensivo, chiedeva infatti di chiamare a testimoniare il premier Mark Rutte e il suo vice Lodewijk Asscher ma anche l’ex capo dell’antiterrorismo Dick Schoof. Nonostante non venga spiegato il motivo della chiamata a testimoniare per questi politici o amministratori di vertice, è possibile che l’avvocato di Wilders volesse dimostrare come le critiche alla comunità ,marocchina siano frequenti nello spazio pubblico olandese ma solo a lui venga contestato il reato di istigazione all’odio. Dei 39 teste richiesti dalla difesa, solo 6 sono stati ammessi.
La strategia, insomma, vuole dimostrare che quello al leader PVV è un proceso politico. Ad esempio, tra i testimoni saranno chiamati anche esperti che dovranno spiegare perchè la comunità marocchina è sovrarappresentata nelle statistiche sui crimini violenti. Ma i veri assi nella manica di Wilders, non potranno essere usati in tribunale: alcuni tra gli studiosi che il leader del PVV avrebbe voluto a testimoniare, non sono stati ammessi nella rosa dei teste.
Alla notizia del leak, il legale di Wilders è andato su tutte le furie: processo farsa.