Niente bonus. Dopo la bufera che investito i sei top-manager dell’ABN Amro quando a fine marzo è spuntata la notizia del bonus di 100mila euro a testa che la banca nazionalizzata avrebbe riconosciuto loro nonostante la difficile situazione attuale, il Ministro ha deciso con il gabinetto, e d’accordo con la banca, l’alt per i generosi premi e per il programmato aumento di stipendio ai vertici che avrebbe ammontato ad un +16,7 percento del loro salario. Dopo la reazione furiosa dell’opposizione in parlamento e le pesanti critiche interne da parte del Pvda all’indirizzo del suo Ministro, Jeroen Dijselbloem, quest’ultimo ha dato l’annuncio dello stop ad aumenti e premi, almeno finchè la banca resterà sotto il controllo statale. La vicenda, esplosa nelle ultime settimane, ha causato una pesante battuta d’arresto alla prossima OPA prevista dall’esecutivo, che avrebbe significato un ritorno del colosso bancario olandese sul mercato, dopo il salvataggio a spese pubbliche effettuato dal governo Balkenende nel 2008. Ma la questione che ha suscitato più emozione è quella morale; come, si sono chiesti in molti: il Paese tira la cinghia, la banca stessa è stata costretta a pesanti tagli di personale ma allo stesso tempo riesce a trovare risorse per aumenti di stipendio e premi ai suoi vertici? Stampa, clienti e gran parte della politica hanno chiesto conto di quell’accordo che il ministro delle finanze avrebbe stretto, in gran segreto, nell’estate dello scorso anno. Lo stesso piano di riposizionamento sul mercato della banca, non sarebbe stato un grande affare per lo stato olandese: acquistata insieme a Fortis per 30 milioni di euro nel 2008, verrebbe riportata sul mercato con un ricavo di appena 15 milioni.
Sempre a proposito della “pietra dello scandalo”, il Ministro ha definito immorale l’aumento per i manager, pur avendo ripetuto per tutto il mese di marzo di avere le mani legate: se rinunciano loro, bene, altrimenti non c’è nulla che io possa o avrei potuto fare. Ma NOS ha pubblicato copia di uno scambio epistolare tra il ministro delle finanze e Gerrit Zalm, presidente del Consiglio di Amministrazione della banca di stato. E da quello scambio di lettere, appare evidente il ruolo di Dijsselbloem: il ministro sapeva della decisione del board e si era impegnato con Zalm a difendere pubblicamente la decisione di pagare aumenti e bonus. Perchè non ha informato il parlamento? Il 2 Ottobre, nel corso di un dibattito parlamentare a proposito di una modifica alla normativa sui premi ai top manager, Dijsselbloem aveva auspicato che “la possibilità di aumenti e bonus venisse gestita con saggezza”. Lo scambio di lettere prova, al contrario, che il Ministro era perfettamente a conoscenza dell‘aumento “immorale”, come da lui stesso definito ma rimangono gli interrogativi sul perchè non abbia sollevato la questione etica prima che scoppiasse lo scandalo.
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