La data del 26 maggio era attesa dalle provinciali di marzo e infondo, con rispetto parlando per le beghe locali, l’unico vero obiettivo della politica nazionale. Rispettando i pronostici, i 570 grandi elettori provinciali hanno disegnato un frammentato mosaico, dove grande sconfitta è la coalizione di governo. Se il VVD rimane comunque il primo partito con 13 seggi, i laburisti del Pvda quasi dimezzano gli scranni, passando da 14 ad 8. Bene il CDA, i cristiano-democratici, che da 11 salgono a 12 e benissimo il D66 che raddoppia, da 5 a 10. Agli estremi, il PVV perde un seggio, scendendo a 9, a pari merito con l’SP che ne guadagna uno. Sempre a 6 la percentuale di seggi ambientalisti, ma se il Groenlinks perde un senatore, il Partito per gli Animali ne guadagna uno e guadagnano anche i partiti cristiani, con i protestanti-riformati che salgono a 2 ed il Christian Unie che conquista un terzo scranno.
Le reazioni: (quasi) tutti soddisfatti. E ora quale maggioranza (per il governo senza maggioranza)?
Come riportato da Nos, il voto ha confermato le attese e a parte la delusione del Pvda, le altre formazioni hanno commentato i risultati in maniera positiva. Se il VVD è soddisfatto per aver mantenuto il primato anche alla Camera Alta, D66 e CDA, esultano per aver incrementato il loro peso nell’assemblea.
Il governo era pronto alla disfatta, per la coalizione, ma nero su bianco il quadro è peggiore di quanto non sembrasse: con appena 21 seggi, la maggioranza di 38 appare ora lontanissima. Nei suoi due anni e mezzo di vita, il gabinetto lib-lab ha potuto fare affidamento su 3 partiti “Responsabili”, Christian Unie, SGP e D66 che grazie ad un’estenuante opera quotidiana di compromesso hanno consentito al governo di far passare le legislazioni più controverse, garantendo i numeri. Ma i pessimi risultati dei laburisti e le perdite per i liberali non sono state colmate dai buoni risultati ottenuti dai partiti cristiani e dal partito di Pechtold; alla conta mancano comunque due seggi. Dove trovarli? Loek Hermans, capogruppo VVD al senato, sostiene la necessità di costruire alleanze diverse di volta in volta ma i partiti fuori dall’accordo di governo, sono pronti a vendere caro il loro sostegno.
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