di Paolo Rosi
La linea dura dei falchi europei non ha solo affossato il governo Tsipras: l’esito delle trattative sul “salvataggio” della Grecia, che per i Paesi Bassi significa un prestito da 5 miliardi al paese ellenico, ha infatti minato il consenso al Rutte-bis e scatenato un “Griekdebat”, come lo hanno chiamato qui in Olanda, che ha spezzato la Camera Bassa in due blocchi contrapposti.
Lapidari il GroenLinks e l’SP e il Partito degli Animali (PvdD): gli aiuti alla Grecia sarebbero per questi l’ennesimo prestito “alle banche e non ai cittadini”, vincolato a misure d’austerità e che non salverà il paese ellenico.
Del resto in una nota ufficiale pubblicata qualche giorno fa, il leader socialista Emile Roemer aveva chiarito la posizione del proprio partito: “Nel 2010 si parlava di 110 miliardi di euro, nel 2012 sono stati 130, adesso 86. Ma la cura si è rivelata peggiore del male e l’SP non voterà per un prestito che la Grecia non è in grado di ripagare.”
Altri formazioni parlamentari che in passato avevano sostenuto gli aiuti, come i democristiani della CDA, fanno ora sapere che lo “steunpakket” non è “cosa buona” per l’Europa né tantomeno per i Paesi Bassi, data l’impossibilità greca di ripagare il debito. Dello stesso avviso i cristiano-confessionali del SPG, i pensionati del 50Plus e la ChristenUnie.
Gli unici a sostenere VVD e PvdA, oltre ai due parlamentari del micropartito Groep Kuzu/Öztürk, sembrano dunque essere i “responsabili” D66, il cui leader ha criticato Rutte per non aver mantenuto gli impegni elettorali (nessun aiuto alla Grecia), ma confermando comunque il sostegno alla coalizione.