Un articolo di NRC ha scatenato la polemica sui cani: non cani normali, di quelli che molti di noi amano e coccolano, ma quelli addestrati e feroci che l’esercito israeliano, IDF, utilizza nelle sue operazioni di controllo e repressione nei Territori Occupati.
Nonostante un accordo europeo del 2008 vieti l’esportazione di “tecnologia o equipaggiamento militari che possa provocare o prolungare conflitti armati o aggravare le tensioni esistenti”, infatti, l’allevatore olandese Four Winds K9, nel Brabant, è divenuto ugualmente uno dei massimi fornitori di “cani da guerra” per Israele.
I suoi rapporti commerciali con l’IDF, finora, non sono mai finiti sotto l’attenzione delle autorità, mancando un’univoca classificazione dei cani come “materiale di guerra”. Non a caso, il Ministro degli Esteri olandese non ha, ad oggi, preso alcuna decisione in materia.
Non si sa, tuttavia, fino quando un tale atteggiamento sarà permesso. Le rilevazioni di NRC, infatti, hanno provocato l’immediata reazione della società civile, del liberal D66 e del Partito Socialista (SP) che, attraverso il parlamentare Harry van Bommel, hanno ribadito la loro contrarietà alla “vendita di qualunque cosa possa essere usata per la repressione”.
La notizia dei “cani da guerra” inviati a Israele, del resto, non fa che puntare ancora una volta i riflettori sui discussi rapporti tra l’Olanda e Israele, a pochi giorni dal voto del Consiglio Comunale di Amsterdam sulla controversa cooperazione, stipulata dal sindaco Van der Laan, tra la Capitale e Tel Aviv, da un lato, e Ramallah dall’altro.