di Francesca Spanò
Photo Credit Marco Meazza
È impossibile perdersi: il Pluk de Nacht, a due passi alla stazione centrale di Amsterdam, non sfugge neanche alla persona più disattenta. La recinzione, bassissima, circonda uno spazio all’aperto in cui cinque container coprono parte della visuale, lasciando tuttavia libera una casetta di legno blu, appena scartavetrata, con in vista il logo dell’evento.
Davanti c’è una tavola imbandita e pronta a sfamare i volontari del festival che, ormai da 13 anni, domina la scena del cinema indipendente open air dei Paesi Bassi.
Jurriaan, uno dei fondatori, è seduto su un pallet mentre comincia a raccontare la storia del Pluck: “Eravamo un gruppo di quattro amici, lavoravamo al The Movies, proprio qui vicino. Andavamo sempre ai festival a vedere film interessanti, perché non li trovavamo nelle sale. Sapevamo che questo spazio era disponibile e siamo andati al comune a chiedere se potevamo organizzare quello che all’inizio doveva essere un piccolo evento per l’estate. Ma era già estate quindi abbiamo dovuto rimandare“.
Meglio così, viene da pensare. Perché un anno di progettazione e brain storming hanno dato vita a un appuntamento che ad agosto coinvolge abitanti e turisti di Amsterdam, Utrecht e Arnhem. “Non proponiamo gli stessi film in tutte le città – continua Jurriaan – ma cerchiamo di proiettare film che possano interessare un pubblico via via diverso. Utrecht, ad esempio, è piena di studenti, mentre ad Arnhem sono più conservatori, anche nei gusti cinematografici“.
Le proiezioni erano gratuite sino a tre anni fa. Una situazione mutata a seguito dei tagli indiscriminati che hanno colpito l’industria dell’arte e della cultura: “I finanziamenti statali per iniziative come la nostra sono stati tagliati a causa della crisi negli ultimi sei, sette anni. In più i finanziatori sono strettamente legati allo scenario politico e difficilmente, se vuoi portare avanti un’iniziativa gratuita, riesci a trovarne. Quando lo fai, come nel nostro caso, ti chiedono di convertire quella che era una donazione libera in un costo minimo d’entrata“, spiega Jurriaan.
Trattandosi di cinema indipendente, le proposte riguardano film mai usciti nelle sale o proiettati una sola volta e non disponibili sul mercato, per lo più di provenienza internazionale. Il che garantisce un’enorme affluenza di turisti. “È un po’ la storia del festival. Quando è nato trasmettevamo in analogico e le pellicole non avevano sottotitoli in olandese o in inglese. L’affluenza internazionale era altissima. L’ultima pellicola in analogico però l’abbiamo proiettata due anni fa“.
Nei Paesi Bassi, peraltro, mantenere la pellicola indipendente è molto difficile. “Se vuoi girare un film, oltre a un produttore e a un finanziatore, devi trovare un network televisivo per il progetto, che però porta il prodotto nella grande distribuzione e lo rende, automaticamente, non interessante per noi“.
Creare aggregazione è, infine, parte della filosofia del Pluk: “La settimana scorsa abbiamo organizzato una riunione conoscitiva. Eravamo più di cinquanta” racconta Sara, un’altra volontaria. “Io collaboro da quattro anni, gestisco la produzione insieme a due ragazze. In realtà cominciamo già ad aprile-maggio con la preproduzione; poi, durante le proiezioni, stiamo attente che tutto riesca alla perfezione“.
E chi non è proprio un amante del cinema indipendente, può sempre partecipare ai “Blind Dates” organizzati dal Cupido dello staff: un misterioso volontario che crea le coppie, organizzando poltrone per due e bevande gratis durante la proiezione.