Tutti fuori entro le 12 di martedì: è questo il succo dell’ultimatum recapitato dai vertici dell’ Università di Amsterdam (UVA) agli occupanti del Bungehuis, polo umanistico nel centro di Amsterdam. Tutto è cominciato venerdì notte quando un gruppo di studenti è penetrato all’interno dello storico edificio in Spuitstraat, appendendo striscioni dalle finestre e barricandosi all’interno. Nel corso della mattinata, è arrivato il sostegno di un nutrito gruppo di studenti che, radunatisi all’esterno, hanno trasformato una manifestazione già programmata da tempo in un corteo di solidarietà con gli occupanti. A guidare le agitazioni, i membri dell’organizzazione studentesca De Nieuwe Universiteit, decisi a protestare contro i tagli e contro il nuovo piano dei vertici universitari che, nel 2016, dovrebbe riunire diversi corsi di laurea triennale in uno solo per tutte le materie umanistiche. Secondo il portavoce dei contestatori, una volta approvato il piano, “sarebbe come andare alle superiori”, senza la garanzia di alcuna specializzazione per i nuovi iscritti. La protesta degli studenti ha conquistato anche il sostegno di alcuni ricercatori e dottorandi, che condividono con i più giovani le preoccupazioni per il futuro dell’ateneo e le critiche al decisionismo dei vertici universitari. Non a caso, in testa alle richieste degli occupanti vi è proprio l’elezione democratica dei vertici universitari, soprattutto del nuovo rettore che andrà a occupare la carica nel corso del 2015. Nonostante le smentite dei membri dell’università, che hanno evidenziato le riunioni tenutesi nelle scorse settimane, gli studenti hanno denunciato l’assenza di un dialogo vero con la controparte e sono decisi a proseguire l’occupazione dell’edificio in Spuitstraat, dove ogni pomeriggio si tengono assemblee, workshops e proiezioni.