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Piranesi, le stampe dell’artista italiano in mostra a Rotterdam

Per la prima volta, il Kunsthal di Rotterdam sceglie di dedicare una mostra a uno dei più grandi stampatori italiani del XVIII secolo: Giovanni Battista Piranesi (1720-1778). Il pubblico ha l’occasione di apprezzare oltre settanta stampe dell’artista, tratte dalla vastissima collezione d’arte grafica del Museo Boijmans Van Beuningen.

Piranesi era di origini veneziane, ma nel 1740 si trasferì a Roma. Le due città hanno profondamente influenzato la sua professione: se da una parte gli sfondi teatrali di Venezia non l’hanno mai abbandonato, dall’altra la culla dell’impero romano è divenuta lo sfondo privilegiato di tutte le sue stampe.

Non a caso, “Vedute di Roma” è il titolo della vasta serie di incisioni che hanno siglato la sua fama. I monumenti, le rovine e i panorami romani vengono posti al centro delle rappresentazioni, con uno sguardo nostalgico.

Realismo e mistificazione si combinano nelle stampe, delineando un approccio “liberale”. Non si tratta di restituire un’immagine fedele dell’antichità, ma quasi di giocare con essa tramite l’alterazione degli stili architettonici.

D’altronde, Piranesi si è distinto tra tutti proprio per questa peculiarità: nel rispetto relativo delle regole, il gusto per la sperimentazione ha sempre costituito per lui un elemento irrinunciabile. Così, nei suoi disegni architettonici e nel suo design, ha combinato sfarzo veneziano rococò, statue egizie, simboli etruschi e grandezza romana. Correnti artistiche completamente diverse, che, tuttavia, riscoprono nelle sue stampe sorprendenti legami.

In più, queste stampe vanno inquadrate in un contesto storico molto preciso. Nel ‘700 moltissimi turisti, intellettuali e appassionati d’arte e di storia era soliti svolgere i “Grand Tour”. Si trattava di viaggi culturali attraverso l’Europa, fondamentali per concludere un percorso di istruzione. Ecco che le stampe di Piranesi acquistano una certa popolarità tra queste tipologie di turisti, offrendo agli stranieri una precisa immagine di Roma.

Diverse, invece, le stampe relative alle prigioni immaginarie. “Carceri d’Invenzione”, infatti, esprimono le fantasie spaziali di Piranesi, rivelando un certo grado di mistificazione. L’artista procede oltre i limiti del foglio di carta, nel tentativo di lasciare libero di vagare lo sguardo dell’osservatore, lungo scale, ponti, gallerie e passerelle .

Le prigioni immaginarie offrono uno sguardo a un mondo sotteraneo, fatto di ombre, di caverne e di minacciose figure. Un sottile strato di realismo permane, ma queste incisioni sorprendono per l’inconvenzionalità delle prospettive, i toni drammatici e le incredibili altezze. In una rappresentazione iperbolica, al di là delle dimensioni reali, Piranesi intende evidenziare la futilità dell’uomo.

Nel corso della sua vita l’artista è tornato più volte su questi disegni, nel tentativo di renderli ancora più macabri. Così, dalla prima serie, ne ha realizzata un’altra nel 1761, più ricca nei dettagli e dai tratti più marcati.

Sia le une che le altre diventano parte integrante della mostra, contribuendo a definire una ritratto dell’artista e dei suoi principali interessi. Una mostra fatta di opere selezionate e di alta qualità, in cui architettura e arte si intrecciano profondamente.

Il lavoro di Piranesi è una fonte inesauribile di ispirazione per pittori, scrittori e architetti. La sua influenza si ritrova nel lavoro di architetti come Constant, Aldo Rossi e Daniel Libeskind, o in scrittori come Aldous Huxley. Per non parlare dei più recenti adattamenti cinematografici dei libri di Harry Potter e The Discovery of Heaven.

Inaugurata dal 25 maggio, la mostra fa parte di un progetto di tre esposizioni presso al Kunsthal: “Boijmans Next Door”. Dopo “Picasso su Carta”, l’imparagonabile talento di Piranesi viene scelto come protagonista, con l’intento di celebrare tutta la creatività e la versatilità dell’artista italiano.

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