NL

NL

Piattaforme di “second hand” più sostenibili? O acceleratori di consumo compulsivo?

È estremamente popolare acquistare e vendere vestiti “second hand”  tramite una piattaforma online come Vinted, Vestiaire Collective o The Next Closet. Ma più grandi diventano le piattaforme, più aumentano le critiche. Sono un’alternativa più sostenibile ai vestiti nuovi oppure “acceleratori per consumo compulsivo”?

Vinted conta oltre 80 milioni di utenti e in Olanda è diventato molto popolare: il 45% delle donne olandesi acquista a volte abiti  di seconda mano, secondo uno studio del 2020 commissionato dal ministero delle Infrastrutture e della gestione delle risorse idriche ma di fatto, solo il 3%-5% degli acquisti sono ancora su piattaforme second hand, nonostante le stime parlino di un settore in crescita continua. Per questo, Zalando, de Bijenkorf e Zeeman hanno iniziato a vendere indumenti usati.

Ma questo mercato dell’usato in crescita esplosiva è oggetto di critiche da parte degli esperti: le piattaforme sono costruite in modo tale che gli utenti possano scorrere l’offerta praticamente inesauribile – e spesso molto conveniente. E se sei stanco di un capo di abbigliamento, puoi facilmente rivenderlo creando un meccanismo circolare continuo. Anzi: Vinted stesso, “un numero significativo di acquirenti riferisce di acquistare spesso articoli senza una motivazione pratica diretta”. Si acquista per acquistare, dice il reportage.

“L’argomento di questo tipo di aziende è ‘se acquisti da noi, puoi comprare quanto vuoi, perché dai ai capi una seconda vita e questo è sostenibile'”, afferma la ricercatrice Marije de Roos, co fondatrice di  un marchio di moda circolare Fibre positive. “Ma non è necessariamente così. Se acquisti un vestito che indossi solo a una festa, non c’è nulla di sostenibile.”

Anche l’invio di tutti quei vestiti dal venditore all’acquirente provoca parecchie emissioni:  nel caso di Vinted, i pacchetti vanno ora in tutta Europa e Nord America. L’azienda afferma di voler stimolare la consegna ai punti di raccolta, che produce meno emissioni rispetto alla consegna a domicilio.

Vinted sostiene di consumare e inquinare poco: 1,8 chilogrammi in meno di “emissioni di CO2e” (anidride carbonica e altri gas serra) rispetto all’acquisto di un articolo nuovo ma il sondaggio effettuato dall’azienda non tiene in conto diversi fattori, tra i quali acquisto-rivendita.

“L’abbigliamento già vale poco quindi siamo ancora più disinteressati con l’abbigliamento di seconda mano a buon mercato. Vinted presenta principalmente fast fashion di qualità relativamente scadente”, afferma De Roos. “Puoi allungare un po’ la vita di un capo di abbigliamento del genere se acquisti o vendi di seconda mano, ma non molto”.

Solo il 20% degli utenti di Vinted cita considerazioni ambientali e sociali: a 4 su 5, importa di comprare tanto e a poco. Lo slogan di Vinted è ‘Non lo indossi? Vendilo’. Sono cresciuti così tanto perché danno ai consumatori la possibilità di monetizzare i vestiti che non indossano più. Non perché ci permettono di inquinare meno”.

SHARE

Altri articoli