I Paesi Bassi vogliono attuare “per intero” il nuovo accordo del G7 sull’imposta internazionale sugli utili, senza eccezioni per alcune società. Un approccio straordinariamente rigoroso per un paese che è ancora conosciuto come un paradiso fiscale. Perché la svolta, si chiede Nieuwsuur?
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Per molto tempo, grazie alla politica del governo, sono state applicate regole fiscali favorevoli alle grandi aziende nei Paesi Bassi, dice il portale: talmente favorevole che già nel 2009 l’Olanda era stata definita un paradiso fiscale dall’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, paragonabile a paesi come le Bermuda e le Isole Cayman.
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Il sottosegretario uscente Hans Vijlbrief ha annunciato oggi in una lettera alla Kamer che i Paesi Bassi vogliono partecipare al nuovo accordo del G7 che dovrà, ora, passare al vaglio dell’Ocse, del G20 e quindi della Commissione europea.
“Tutti devono pagare le tasse, comprese le grandi aziende”, afferma Vijlbrief. “È davvero negativo per il morale delle tasse in questo paese quando le persone aprono i giornali ogni giorno e leggono di una grande società che non paga le tasse”.
Secondo Vijlbrief, un altro vantaggio è che “arriveranno più soldi” a seguito del nuovo accordo e allo stesso tempo, non c’è da temere una “migrazione di grandi aziende”.
Unico ostacolo è la digitax, una tassa per le grandi aziende tecnologiche: gli USA vogliono sbarazzarsene in vista del nuovo accordo. L’Europa è favorevole. Come andrà a finire?
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Per ora è certo che le aziende, e l’Olanda, potrebbero non perdere molto e guadagnare enormemente sul piano dell’immagine: secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’elusione fiscale è costata ai paesi da 100 a 240 miliardi di dollari (da 82 a 200 miliardi di euro) nel 2015. Questo è tra il 4 e il 10 percento delle entrate fiscali delle società a livello mondiale.
Ma ci vorranno anni per l’implementazione e soprattutto, gran parte della normativa non interessa i Paesi Bassi: “Ad esempio, il denaro entra e esce dai Paesi Bassi attraverso le società fittizie”, afferma Arjan Lejour, professore di fiscalità presso l’Università di Tilburg a NOS. Ma nei Paesi Bassi non viene riscossa quasi nessuna tassa su questo. Lejour: “Se i profitti delle aziende entrano nei Paesi Bassi, non vengono tassati di nuovo. Ecco perché è interessante farlo attraverso i Paesi Bassi”. Di conseguenza, le entrate fiscali non saranno realmente interessate da un’aliquota minima.
E c’è un altro rischio: con un minimo al 15%, molti paesi potranno abbassare l’aliquota (più alta) che già praticano, con la conseguenza di ottenere un effetto contrario a quello pianificato.