di Annalisa Canova
Il 18 agosto 2020 sarà ricordata come una giornata storica per il Libano. Il Tribunale Speciale per il Libano, con sede a Leidschendam, nei Paesi Bassi, ha emesso la sentenza definitiva sul caso dell’attentato all’ex primo ministro Rafiq Hariri. I quattro attuali imputati sono tutti membri di Hezbollah – organizzazione paramilitare libanese creata nel 1982 e successivamente divenuta partito politico sciita.
Ma chi era Rafiq Hariri? Cosa accadde esattamente quel giorno? Come mai un omicidio politico in Libano ha portato alla creazione di un apposito tribunale nei Paesi Bassi?
L’ex Primo ministro libanese Rafiq Hariri – un miliardario sunnita filo-occidentale – venne ucciso il 14 febbraio 2005, quando un attentatore suicida fece esplodere un furgone vicino al suo convoglio corazzato sul lungomare di Beirut. Oltre ad Hariri, altre 21 persone persero la vita nell’esplosione e circa 220 rimasero ferite.
I sospetti ricaddero inizialmente sulla Siria, da tempo molto influente nella vita politica libanese e alla cui presenza Hariri si era sempre opposto. Il suo assassinio scatenò la famosa Rivoluzione del Cedro contro la presenza militare della Siria e, poche settimane dopo, il ritiro delle sue truppe dal Libano dopo quasi trent’anni. Iniziò nel Paese una feroce guerra civile tra filo-siriani (Alleanza dell’8 marzo) e non (Alleanza del 14 marzo).
L’Alleanza del 14 marzo chiese quindi alle Nazioni Unite di istituire un tribunale apposito in un territorio neutrale per perseguire i crimini correlati all’assassinio di Hariri. Il Tribunale Speciale per il Libano (STL) venne quindi creato nel 2007 all’Aia con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Tuttavia, il nuovo tribunale non venne supportato dal parlamento nazionale, composto in larga parte da membri di Hezbollah. Il nuovo tribunale era, e continua ad essere, considerato da Hezbollah come un’ingerenza internazionale nella politica libanese.
Costituito da Camere, Ufficio del procuratore, Ufficio della difesa e Segreteria, il Tribunale iniziò i suoi lavori nel 2009. Si tratta di un’organizzazione giudiziaria indipendente composta da giudici libanesi e internazionali. Non è né un tribunale delle Nazioni Unite né parte del sistema giudiziario libanese. Tuttavia, si basa sul diritto penale libanese.
Dalla sua istituzione, quattro sospetti membri di Hezbollah sono stati processati con l’accusa di aver rivestito un ruolo chiave nell’attacco del 2005: Salim Ayyash è accusato per aver coordinato l’attacco; Assad Sabra e Hussein Oneissi per aver inviato un falso video ad Al-Jazeera rivendicando la responsabilità per conto di un gruppo apparentemente inventato; Hassan Habib Merhi per aver preso parte alla pianificazione dell’attacco. Mustafa Badreddine, la presunta mente dietro l’attacco, sarebbe invece morto mentre guidava le forze del gruppo in lotta contro il regime siriano nel 2016.
Il processo – che si è svolto interamente con i quattro imputati in contumacia – continua ad essere un tema particolarmente delicato in Libano, politicamente instabile e in preda alla peggiore crisi economica dalla guerra civile del 1975-1990.
Il mandato del Tribunale Speciale del Libano è stato più volte messo in discussione. Per molti, più che a perseguire i presunti mandanti dell’assassinio di Hariri, servirebbe a indebolire Hezbollah dal punto di vista politico e militare.
Sebbene il tribunale abbia più volte sostenuto che il processo non sia contro Hezbollah, il partito sciita rivendica una lettura antitetica dell’intera vicenda. Secondo l’accusa, invece, Hariri sarebbe stato assassinato perché percepito come una “grave minaccia” per il controllo siriano del Paese e per la sua vicinanza a Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita.
Anche se gli imputati fossero stati giudicati colpevoli, si temeva che sarebbe stato difficile rendere esecutive le eventuali condanne. Questo perché Hezbollah continua a godere di grande seguito elettorale soprattutto nel Sud del Paese ed è dotato di una milizia militare privata.
Originariamente prevista per metà maggio 2020, la sentenza è stata rinviata al 7 agosto a causa della pandemia da Covid-19. È stata poi ulteriormente posticipata a seguito della terribile esplosione al porto di Beirut del 4 agosto, in cui sono morte 200 persone e altre 7mila sono rimaste ferite.