“L’estrema destra, in Olanda, è sempre stata debole e molto frammentata. Le sono mancate una base ideologica e il supporto sociale” cosi scriveva nel 2000 Paul Lacardie, un accademico di Groningen. Se è vero che la destra di ispirazione fascista e nazista, può contare oggi nei Paesi Bassi, su poche centinaia di nostalgici riuniti sotto le insegne del Nederland Volks Unie è altrettanto vero che la radicalizzazione del PVV di Wilders, coincisa con il suo picco elettorale, e la crisi dei rifugiati, potrebbero aver dotato l’estrema destra olandese dell’arsenale che fino oggi le è mancato: il supporto popolare. Le violente proteste contro l’istituzione di centri di accoglienza per rifugiati, che hanno accesso la provincia dal Friesland al Brabante hanno aperto le porte anche al movimento Pegida, nato a Dresda nel 2014 da una pagina Facebook ma ora con migliaia di sostenitori in Olanda, Scandinavia, Paesi dell’est e addirittura Australia.
Chi sono i suoi attivisti?
Per cercare una risposta, bisogna partire dalla Germania: “Le parole d’ordine di Pegida fanno breccia, soprattutto, tra quei ceti impoveriti e messi ai margini, per i quali le condizioni economiche sono peggiorate negli ultimi anni.” dice a 31mag Giorgia Bulli, ricercatrice di Scienza Politica all’Università di Firenze, “Su questo sfondo si sono inseriti anche eventi, come i fatti di Colonia che hanno esasperato la situazione e rafforzato l’appeal di questo movimento. Se in Germania le forze di estrema destra o populiste, dal Dopoguerra in poi, non hanno rivestito un ruolo politico rilevante, in futuro, probabilmente, le due dimensioni- il disagio economico e l’infuocato dibattito sull’accoglienza dei migranti- si incroceranno sempre più, spostando verso destra il baricentro della politica tedesca.” Un movimento figlio dell’era di internet, insomma, che ha offerto un megafono alle paure degli strati della popolazione più colpiti dalla crisi, materializzando nelle piazze il fiume di risentimento, soprattutto contro rifugiati, UE ed islam, rimasto fino a poco tempo fa intrappolato nei nodi della rete.
Fascisti o no?
“Per quanto riguarda i riferimenti ideologici” prosegue Giorgia Bulli “non ha elementi comuni con il neo fascismo anche se, ponendo l’accento su temi come islamofobia e xenofobia, è evidente come faccia da coagulante anche per elementi della tradizionale destra estrema”. Nonostante il crescente seguito, le attività di Pegida sono rimaste circoscritte ai Paesi del nord Europa; perchè non attecchisce negli stati meridionali dell’Unione? “Nell’Europa meridionale esistono già una pluralità di attori, da Alba Dorata in Grecia alla Lega Nord in Italia, che occupano lo spazio dove si situa Pegida. Negl ultimi anni sono stati maggiormente i Paesi del Nord Europa a farsi carico dell’accoglienza dei richiedenti asilo, rendendo i ceti impoveriti più ricettivi al messaggio xenofobo.” dice ancora la docente. E in Olanda? Lo scorso anno Geert Wilders aveva cercato di “flirtare” con il movimento tedesco, parlando ad una manifestazione a Dresda ma l’impennata di consensi del PVV nei sondaggi e la radicalizzazione del movimento, hanno fatto scegliere a Wilders la linea del supporto di basso profilo. “Il PVV è un partito mentre Pegida non lo è; le sue manifestazioni in Olanda sono tese in primis a influenzare il clima di opinione” prosegue la Bulli “facendo sì che l’immigraziolne e i richiedenti asilo vengano percepiti come l’unico vero problema del Paese. Per ora tutto ciò può andare solo a vantaggio di Wilders perché in Olanda, Pegida potrebbe contribuire a sdoganare ulteriormente certe tematiche.”
In Olanda c’era destra anche prima di Wilders
Che Pegida sia la fortuna di Wilders o viceversa poco importa: entrambi hanno obiettivi comuni e terreni di lotta diversi; se i primi usano la rete per organizzare le manifestazioni, come quelle di Utrecht, Rotterdam e Apeldoorn, il PVV sfrutta il palco privilegiato della Tweede Kamer, dei media olandesi e di Twitter. Eppure il boom dell’universo populista olandese è iniziato molto prima dell’ascesa di Wilders; secondo Stijn van Kessel, docente olandese di scienza politica presso la Loughborough University, lo sviluppo di questi gruppi della rete è un fenomeno preoccupante ma da non sovrastimare: “Si tratta di formazioni con scarso seguito e poca influenza sulla politica nazionale” ha detto a 31mag “le immagini delle violenze in occasione degli incontri informativi per la popolazione sui centri per richiedenti asilo, non sono certamente edificanti ma in Olanda l’estrema destra è sempre stata ai margini. E non ha mai, veramente, rappresentato un problema nazionale”. Van Kessel sostiene che il successo del PVV di Wilders avrebbe sbarrato la strada all’emergere di formazioni di stampo fascista e populista, adottandone molte istanze: “Il consenso elettorale populista, in Olanda è assorbito oggi, per intero, da Wilders” continua van Kessel “ma il suo exploit non è un caso isolato nella storia olandese. Negli anni ’80, ad esempio, Centrum Democraten e Centrum Partij due formazioni di estrema destra con programma incentrato sullo stop all’immigrazione, ottennero un buon successo, riuscendo anche ad entrare in parlamento. Intorno a loro si costrui un vero e proprio cordone sanitario. In quel periodo però, la tematica dell’immigrazione non era popolare come lo è oggi.”