di Allegra Semenzato
pic credit: Allegra Semenzato
Il mondo universitario e le sue realtà satelliti sono state colpite parecchio dalla crisi del coronavirus: studenti, bar e locali che beneficiano della vicinanza delle sedi universitarie hanno subito gli effetti del virus e hanno dovuto pensare a come riadattarsi a questa nuova normalità.
Approccio blended per l’insegnamento, aumento delle tasse, diminuzione degli iscritti e ripensamento delle attività per attrarre gli studenti nelle città olandesi sono solo alcuni dei problemi che gli atenei stanno affrontando in vista del nuovo anno accademico. A questi si aggiungono altri risvolti, soprattutto per città come Leiden e Maastricht, il cui indotto è in larga misura influenzato dalla presenza degli atenei.
In un’inchiesta recente, il portale di Amsterdam AT5, raccontava delle perplessità di molti studenti a proposito dell’insegnamento online: è un po’ come guardare una serie su Netflix, diceva qualcuno, ma con la differenza che l’abbonamento annuale costa migliaia di euro. La stessa testata ha condotto uno studio intervistando oltre 500 studenti delle università di Amsterdam. E i giudizi erano in larga parte negativi: secondo il 40% degli intervistati l’istruzione online era peggiore e per il 35% era leggermente peggiore di quella frontale.
Agli internationals, gli insegnamenti online piacciono oppure no?
In tanti si chiedono che impatto avranno le conseguenze del corona sul sistema universitario olandese e sulla sua qualità dell’educazione. Lo studio di AT5 è circoscritto agli olandesi; prendendo in considerazione anche gli internazionali, la questione si fa più complessa: mobilità tra Paesi e interesse di studiare all’estero modificano l’equazione. Secondo OMNI Admissions, società italiana che offre consulenza ad aspiranti matricole all’estero, pochi si sono fatti scoraggiare dalla pandemia: “ll numero delle applications nei Paesi Bassi continua ad essere in crescita”, peraltro, raccontano a 31mag “peraltro l’Olanda è stato uno dei pochi Paesi in cui molti studenti italiani hanno deciso di fermarsi a vivere frequentando i corsi online, nonostante il lockdown. Omnis Admissions, al momento, non ha registrato casi di studenti che abbia deciso di cambiare programma: anche quelli presi dalle università americane hanno accettato le decisioni dei governi e delle singole istituzioni universitarie e sono disponibili ad iniziare con un semestre online”. Il virus insomma non impensierirebbe più di tanto gli studenti internazionali.

Ma se questi sono pronti ad andare avanti a qualunque costo, pur di realizzare il loro sogno di formazione all’estero, Nuffic, associazione olandese per l’internazionalizzazione dell’educazione, li riporta con i piedi per terra: molteplici, infatti, sono le incertezze che riguardano il prossimo anno accademico: restrizioni di viaggio e minor possibilità di ricevere una borsa di studio (49,89%) sono visti come gli ostacoli maggiori. Sicuramente, poi, l’incertezza finanziaria legata alla crisi e le complesse procedure per ottenere un visto per i Paesi Bassi -per gli extra UE- sono fattori con un loro peso: molte famiglie hanno visto diminuire i loro redditi e gli studenti perdere i loro lavori part-time, aumentando così l’incertezza riguardo la possibilità stessa di studiare all’estero.
In ogni caso, anche secondo un sondaggio dell’organizzazione, che prende soprattutto in considerazione gli studenti extra-Ue, circa l’80% degli stranieri non cambia idea e vuole ancora studiare nei Paesi Bassi. Un dato confortante per gli atenei olandesi visto che le loro tasse universitarie sono superiori a quelle corrispondenti pagate dai cittadini europei e rappresentano quindi una fonte di guadagno per le istituzioni. Per esempio, un cittadino italiano che decide di conseguire la laurea triennale all’Università di Amsterdam, dopo il primo anno in cui le tasse sono dimezzate per favorire lo studio universitario, pagherà 2,143€ contro i 10,000€ riservati agli extra-Ue. Una netta diminuzione di entrate dovuta ad un numero minore di iscritti potrebbe quindi causare un grosso problema per le università.
Modello di business in difficoltà
Tuttavia, se investire sugli studenti internazionali può avere un buon ritorno nell’immediato, il modello sembra non possedere un piano B che permetta di rispondere prontamente a situazioni inimmaginabili prima della pandemia: secondo un rapporto della European University Association, contrariamente alle università del continente che beneficiano di molti finanziamenti pubblici dallo Stato come quelle dei paesi nordici, le istituzioni olandesi ricevono poco sostegno dai fondi pubblici. Questa differenza è dovuta proprio al fatto che il sistema olandese si è modellato molto sull’arrivo di studenti internazionali, di recente, grazie ai corsi offerti in lingua inglese. Secondo Nuffic, nell’anno accademico appena concluso, gli studenti internationals in Olanda corrispondevano quasi ad ⅛ del totale (12,3%). L’incremento negli ultimi quindici anni è stato drastico: dai 2,899 del 2006 ai 35,317 dello scorso anno.
Certamente questa crescita netta ha poi avuto ripercussioni positive anche nelle città universitarie, che rischiano un urto non indifferente, con la fuga studenti internazionali. Un report di Class of 2020 ha rivelato che l’incremento esponenziale di studenti internazionali, previsto in precedenza per i prossimi 10 anni, porterà Maastricht a guadagnare circa 473 milioni in più. Ma l’incertezza dovuta alla possibilità di una seconda ondata, potrebbe seriamente compromettere la capacità di spesa futura degli atenei.
Le iniziative promosse delle università
Per evitare un tracollo finanziario a tutti gli effetti, gli atenei olandesi si sono impegnati per migliorare la qualità delle lezioni online e a far sì che l’esperienza universitaria sia ancora attraente. Molte sono le iniziative avanzate dalle istituzioni: dalla possibilità per i nuovi iscritti di visitare le sedi del campus seduti sul divano di casa, con un tour virtuale, offerta dall’Università Erasmus di Rotterdam, alla completa fruizione delle lezioni online per almeno il primo semestre del prossimo anno accademico.
Carlotta Medici che il prossimo anno dovrebbe iniziare a studiare all’Università di Leiden, è soddisfatta dell’approccio: “L’università ha offerto un grande aiuto quando si è trattato di far fronte alle conseguenze del coronavirus. Tramite e-mail, FAQ ed altre tipologie di assistenza hanno messo in chiaro che avrebbero fatto di tutto per venirci incontro. Hanno pure organizzato degli incontri su una piattaforma online tra futuri studenti per farci conoscere e condividere le nostre insicurezze”, dice a 31mag. “Lo staff dell’Università sembra molto preparato. Ci hanno inviato delle newsletter avvisandoci che il primo semestre sarà prevalentemente online. Senza mettere fretta, ci hanno solamente invitato a dare la conferma dell’iscrizione entro fine agosto”, dice l’aspirante studentessa in NL.
Nonostante questi tentativi per rassicurare i ragazzi, sono molti gli studenti ancora incerti sul loro futuro: il malcontento riguardo le alte tasse da pagare per gli extra-Ue ha portato ad una petizione indirizzata al governo dell’Aia su change.org che ha raccolto più di 10mila firme. La situazione riguardante le tasse rischia infatti di far cambiare i piani ad alcuni ragazzi, costringendone alcuni ad abbandonare gli studi.
Le perplessità dell’organizzazione olandese, Nuffic e l’ottimismo di quella italiana, Omni, disegnano un quadro inedito: per una volta, ad essere negativi sono i nordici. Ma chi avrà avuto ragione, lo sapremo solo ad anno accademico iniziato.