OPINIONE Tutti vincitori e tutti vinti: vincono i particolarismi, perde la politica

Tutti vincitori, ma allo stesso tempo, tutti vinti. Amaro calice quello alzato dai leader politici olandesi  l’altra sera, quando il quadro che emergeva dalle proiezioni, disegnava un puzzle frammentato e di difficile composizione, anche per il miglior statista. Mark Rutte, fine ad oggi, ha dato prova di sapersela cavare piuttosto bene con l’arte dello stare a galla: nel 2012 ha messo insieme una coalizione con i laburisti, cannibalizzando gli avversari/alleati e riuscendo a far rimanere il suo VVD, primo partito del Paese. Ma soprattutto, è riuscito a far arrivare il gabinetto non troppo lontano dal (suo, personale) traguardo: la presidenza olandese del semestre europeo nel 2016. Ecco perchè, di scaricare il Pvda, decimato e devastato dalle faide interne, non ci pensa proprio: Samsom e compagni hanno passato gran parte degli ultimi tre anni a giustificarsi con la base per le politiche di destra che hanno avallato ma senza alcuna opportunità reale di liberarsi dall’abbraccio mortale con Rutte. Oggi il Pvda è il sesto partito del Paese e se facesse cadere l’esecutivo non avrebbe grandi carte da giocarsi in campagna elettorale.

Esulta al centro Sybrand Buma: i cristiano-democratici arrivano al 14.6% ma non portano a casa il risultato clamoroso che attendevano dai sondaggi. Premiati dal bassissimo turnover elettorale (49%) che tradizionalmente aiuta i partiti più strutturati sul territorio, si trovano ora nella scomoda posizione di opposizione-costruttiva: dicono no ma a certe condizioni possono anche dire si. Lo stesso ruolo, infondo, che si è ritagliato il D66 da tempo, altro partito che vince ma non vince: certo ha raddoppiato i consensi, certo è primo partito in una provincia del Randstad (Utrecht) ma anche il leader Alexander Pechtold paga la responsabilità di tenere a galla un governo senza maggioranza, ridotto ad avanzare con minuscoli compromessi quotidiani, che non hanno fatto altro che frammentare ulteriormente il già caotico quadro politico olandese.

Discorsi analoghi valgono per i partiti “radicali”: il PVV di Wilders continua a perdere consensi pur mantenendo 9 seggi, l’SP è primo partito a sinistra più per le disgrazie altrui (Pvda): tiene laddove altri crollano. E allora il modello “Polder”, una sorta di consociativismo dove tutti governano e tutti sono opposizione allo stesso tempo, rischia di fare un ulteriore passo in avanti: il capogruppo alla camera del VVD Zijlstra, già immagina tante maggioranze quanti sono i provvedimenti controversi da approvare. Tutti in maggioranza, a progetto e poi tutti all’opposizione. Con il risultato evidente di aumentare il livello di confusione (e disaffezione) per la politica: ad esclusione del PVV di Wilders, tutto l’arco parlamentare è maggioranza ed opposizione allo stesso tempo.

Massimiliano Sfregola

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