Olanda Elettronica, ADE e la monetizzazione della subcultura techno

di Licia Caglioni

L’Amsterdam Dance Event (ADE) è ormai un’istituzione in città: il più grande festival cittadino di musica dance al mondo offre di giorno conferenze sulle nuove tendenze musicali della sfera EDM (Electronic Dance Music) mostre e happening all’ultimo grido. La sera, una sessantina di club della città organizzano eventi con i deejay più conosciuti della scena.

La prima edizione si svolse in un hotel di Vijzelgracht, nel centro di Amsterdam. Partito nel 1995 come piccolo evento underground ad opera di Richard Zijlma, L’ADE era il raduno dell’avanguardia musicale techno e raccoglieva amanti del genere da tutta Europa. Da allora di acqua ne è passata sotto i canali ed ora, 20 anni dopo, l’ADE è una maratona di 5 giorni che tocca 60 locations, portando in consolle più di 2000 deejays e riempiendo il palinsesto della capitale con ben 350 serate. Per il ventesimo compleanno (14-18 Ottobre 2015) gli organizzatori aspettano almeno 350 000 visitatori

E con il successo è arrivato il carrozzone del business, capace di reinventarsi per ogni categoria merceologica conosciuta. Così di dance è rimasto l’happening (imperdibile per il consumatore che si rispetti, pur non avendo idea di chi suoni e quando) e di event il circo elettronico al completo, tra vecchie glorie sempre-giovani e giovani aspiranti glorie alla corte dei grandi vecchi.  Un divertimento non di certo gratuito, quello dell’ADE: per vedere tutti insieme, uno dietro l’altro, i party organizzati da label e management globali bisogna mettere in conto diverse centinaia di euro per un lungo weekend e file chilometriche.

Certo ci sono tutti, ma proprio tutti i deejay più conosciuti al mondo. La scelta dei generi musicali è davvero spettacolare, le luci da paura e gli impianti sonori da brividi (in tutti i sensi). Eppure certi amanti della techno, quelli che negli anni ’90 avevano assistito alla nascita di questa subcultura, sembrano rimproverare al festival quella deriva commerciale che ha annientato lo spirito un po’ anarchico che animava la tribe edonistica, apolitica, ma a modo suo rivoluzionaria, che caratterizzava quella scena una generazione fa.

Del resto quello di trasformare eventi culturali e/o d’intrattenimento in business milionari non è un fenomeno nuovo, e di certo l’ADE non è che un esempio. Nel Dance Event, infatti, lo spettacolo fine a se stesso e la creazione di icone (ovvero il contrario di quanto predicato agli albori da Underground Resistance) hanno annichilito l’esperienza musicale e sociale che la musica techno rappresentava.

L’entrata a gamba tesa del business ha fatto sì che l’Amsterdam Dance Event diventasse un evento per promoter, agenti e labels, dove gli spettatori non sono il fine, bensì il mezzo che alimenta un ingranaggio da milioni di euro. Non ci sono più adepti, insomma, ma soltanto consumatori paganti.

Probabilmente, se siete “raver” di vecchio stampo, della scena rave-techno originaria troverete poco o nulla all’ADE, se non droghe e suoni assordanti. Anche il fischio alle orecchie delle 5 del mattino avrà un altro sapore: resterà un postumo dovuto ai decibel, piuttosto che la prova di aver appena partecipato a una festa leggendaria.

Detto questo, dell’ADE non tutto è da buttare. Nei prossimi giorni vi indicheremo gli eventi che, secondo noi di +31mag, vale la pena andare a vedere e ascoltare.

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