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Netflix è al centro di un’altra polemica. Questa volta, però, non riguarda i propri film. Il colosso dello streaming è stato accusato di servirsi dell’Olanda come parte di uno schema di paradisi fiscali per evitare di pagare le tasse. A riportare la notizia è Tax Watch UK: attraverso l’Olanda avrebbe mosso tra i 327 e i 430 milioni di dollari in paradisi fiscali nel 2018, a fronte di un guadagno globale di 1,2 miliardi. Per quanto riguarda le tasse nei Paesi Bassi, Netfix nel 2018 ha pagato 4 milioni di euro, servendosi di 3 società olandesi. Un miglioramento rispetto al 2017, anno in cui non aveva pagato neanche un euro.
“Quella di Netflix è una struttura tipica della compagnie digitali” si dichiara nel report. “Netflix, pur avendo una forte presenza in Inghilterra, fa transitare le proprie vendite in un paese esterno con una giurisdizione più favorevole, l’Olanda in questo caso“. Inoltre non è chiaro il rapporto giuridico che lega le società olandesi con quella principale statunitense, Netflix Global Holdings CV. Inoltre l’Olanda è legata ad Aruba, in quanto parte del Regno d’Olanda, isola caraibica dove è facile aprire nuove aziende.
In futuro per Netflix sarà meno facile servirsi dell’Olanda. Il Governo intende costringere entro il 2021 società come Shell, Philips e Akzo Nobel a pagare milioni di euro di imposte sul reddito: ovviamente anche Netflix non potrà non risentire di questa politica.
In risposta alle accuse, un portavoce ha dichiarato che la società rispetta le regole fiscali di ogni paese in cui opera. Inoltre, ha sottolineato che gli enormi investimenti per serie tv come The Crown e Sex Education abbiano portato enormi guadagni in Inghilterra. Un modo per giustificare eventuali irregolarità fiscali. Spiegazione simile ha fornito la compagnia Shell per aver pagato meno tasse in Olanda: gli investimenti, i guadagni e il lavoro portati nel paese sarebbero un’adeguata compensazione.