Nonostante il Covid, il numero di fallimenti, nel 2020, è stato ai minimi storici, dice NOS. Secondo l’Ufficio centrale di statistica CBS, l’anno scorso sono state dichiarate fallite 2.703 aziende. Si tratta di una buona notizia per la maggior parte degli imprenditori ma non per notai e curatori, che hanno avuto molto meno lavoro lo scorso anno, dice il portale della tv pubblica.
“Abbiamo organizzato il 15% in meno di aste fallimentari rispetto al 2019”, ha affermato Mars Samsom di BVA Auctions a NOS.
Ma il quadro non è completo se non incrociato con un altro dato: nel 2020 è aumentato del 22% il numero di aziende che ha chiuso volontariamente prima di arrivare alla bancarotta. Soprattutto nei settori delle Tlc e dei media, dei servizi alle imprese e della cultura, dello sport e del tempo libero, c’è stato un aumento del numero di imprenditori che hanno staccato la spina.
Banche, curatori fallimentari e società che gestiscono le aste, dicono a NOS, che l’ondata di fallimenti arriverà quando il governo smetterà di sostenere le aziende: i pacchetti saranno rinnovati fino al 1° luglio ma dopo, probabilmente, tutti dovranno farcela con i loro mezzi. Senza contare di favori, prestiti e agevolazioni concessi da banche e dall’ufficio delle tasse che dovranno essere restituiti.