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Musica lirica in cambio di ospitalità: la storia di Diana e Christian ad Amsterdam

CoverPic: Credits@Diana Vassallo

di Alice Giacomazzi

Diretti in Spagna per un concerto, Diana e Christian si sono ritrovati nel mezzo della pandemia. Non potendo più rientrare in Italia, hanno cercato voli per muoversi e Amsterdam è risultata essere la meta più economica. Senza pensarci troppo, hanno così deciso di spostarsi nei Paesi Bassi, prima nel sud appoggiandosi a degli amici per poi stabilirsi nella capitale olandese.

Questa è la storia di Diana Vassallo e Christian Chiapperini che insieme formano Singglobe.

I due sono cantanti professionisti di musica lirica, entrambi stanno ultimando i loro studi al conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Si sono esibiti in molti teatri in varie città d’Europa ma mai nei Paesi Bassi.

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É stata una cosa istintiva e non programmata, ci siamo trovati per caso in Olanda, non sapendo dove andare e non potendo tornare in Italia siamo venuti qui. In Italia non si lavora tanto e credo che il lockdown sia gestito meglio qui che in Italia”.

Come è stato l’approccio all’Olanda? Come vi siete trovati?
“Ci siamo trovati bene e abbiamo avuto una buona risposta, la gente ama la lirica”.

Avete riscontrato delle difficoltà non appena siete arrivati ad Amsterdam?
“Si, non riuscivamo a trovare casa infatti abbiamo pubblicato un post su un gruppo facebook e la proprietaria di un ostello ha visto che eravamo in difficoltà e ci ha offerto di andare ad abitare da lei in cambio della nostra voce. Ci fa un prezzo di favore e in cambio noi cantiamo per l’ostello, pochi giorni fa abbiamo fatto un video per promuovere lo staff con un’aria tratta da Il Barbiere di Siviglia di Rossini”.

Siete riusciti ad esibirvi ad Amsterdam?
“A volte cantiamo per il compleanno una canzone alla finestra del festeggiato, ci hanno chiamato per qualche matrimonio, funerale o anniversario. Non entriamo mai dentro alla casa ma cantiamo dalla strada o dal giardino. Lo facciamo per pochi minuti e non chiediamo mai soldi poi le persone possono lasciare un’offerta libera ma ci piacerebbe lavorare diversamente, siamo in attesa che riaprano i teatri”.

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Quindi per ora state cantando lo stesso principalmente per passione?
“Abbiamo notato che gli olandesi sono meno abituati all’opera rispetto a noi italiani, è bello rendere popolare una cosa che di solito è di élite. Cantiamo pezzi di musica da camera, la gente non li conosce ma poi impara ad amarli, una cosa sconosciuta diventa una cosa piacevole perché si è meno abituati da sentire, abbattere il pregiudizio che questa musica sia meno gradevole, renderla fruibile e disponibile per tutti e farla apprezzare da tutti è quello che stiamo cercando di fare”.

Adesso quali sono le vostre prospettive future?
“Sperando che la situazione possa migliorare vorremmo rimanere in Olanda. Ci stiamo trovando davvero bene”.

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