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Mocro Maffia, il (presunto) boss Taghi pianificava una “fuga spettacolare” dal carcere di massima sicurezza

Ridouan Taghi, il presunto boss della Mocro Maffia,  avrebbe pianificato una fuga dal carcere di massima sicurezza di Vught  (EBI) da marzo 2021. L’uomo avrebbe lavorato su tre diversi scenari, emerge  dai documenti del fascicolo dell’indagine su suo cugino Youssef, che NRC dice di aver visionato. Youssef ha lavorato nell’EBI come avvocato di Taghi fino al suo arresto l’8 ottobre scorso.

Due di questi scenari avrebbero dovuto concretizzarsi per mano di professionisti , secondo una comunicazione di Taghi con il suo legale. L’ex socio di Raffaele Imperiale, detenuto  nel penitenziario di massima sicurezza dalla fine del 2019, avrebbe voluto che l’operazione avesse luogo  “Navy Seals style” ha appreso NRC.

L’ex legale Youssef ha fotografato con il suo iPad i messaggi scritti da Taghi e quelle foto, afferma la polizia, sono state probabilmente trasmesse tramite Signal, un’app che invia messaggi crittografati. Sull’iPad di Youssef sono state trovate 69 foto “di pizzini con vari contatti dell’organizzazione criminale di Ridouan Taghi con cui ha comunicato”, secondo la polizia. Non è chiaro chi siano esattamente quei contatti.

La polizia sospetta che un’evasione spettacolare- nome in codice Bios – avrebbe dovuto aver luogo presso l’EBI a Vught o presso l’aula “bunker” del tribunale di Osdorp dove si sta svolgendo il caso Marengo.  Per il terzo scenario, nome in codice Mega Mindy, sarebbe stato necessario raccogliere dalle autorità  informazioni su quattro dipendenti dell’EBI a Vught che sarebbero stati “tenuti in ostaggio” con l’intenzione di liberare Taghi.

Dal fascicolo visionato da NRC risulta che Youssef abbia ricevuto quattro nomi di dipendenti EBI ma non li abbia mai, effettivamente, trasmessi.

In un taccuino di Youssef si trova un appunto che indica che probabilmente non lo fece “a causa di Jaouad”. Secondo la polizia Jaouad F. è figlio di una sorella di Ridouan Taghi e venne arrestato quella stessa settimana in Marocco. Dal fascicolo si evince che Jaouad abbia lavorato per Ridouan Taghi, scrive NRC.

Ridouan Taghi, tramite il suo avvocato Inez Weski, nega l’intera architettura accusatoria: non ci sarebbe mai stato alcun piano di fuga e queste indiscrezioni, dice Taghi, sarebbero trapelate per aumentare la rigiditá del suo regime carcerario.

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