Mobilità, l’assessore capitolino Stefano Esposito chiude alle ciclabili. Gli esperti olandesi: “Decisione politica, salverebbero Roma dal traffico”

di Paolo Ruffino e Paolo Rosi

A Roma se un ciclista vuole andare sulla strada la fa a suo rischio e pericolo, con me assessore non ci sarà un solo centimetro di ciclabile disegnata in terra”. l’assessore ai trasporti di Roma, Stefano Esposito (PD), durante un recente incontro con #Salvaciclisti e altre associazioni era andato giù duro. Ma non con il traffico, cronica malattia della Capitale, piuttosto l’assessore se l’era presa con i ciclisti, i soli a rimetterci dal voltafaccia dell’attuale amministrazione, salita nel 2013 al Campidoglio grazie ad un rivoluzionario piano per la mobilità ‘verde’. Piano ormai cestinato, a cominciare dal GRAB il Grande Raccordo Anulare delle Bici, che avrebbe dovuto realizzare il sogno di viabilità nordeuropea.

Se Roma è stata dichiarata dall’assessore città chiusa alle bici per “impatricabilità di campo”, perchè altrove, problemi analoghi a quelli agitati del politico piemontese, sono stati invece affrontati e superati? Prendiamo i Paesi Bassi, il trentesimo stato più densamente popolato al mondo (dati CBS) e una delle regioni più congestionate del Nord Europa, dove le ciclabili non protette si snodano per migliaia di chilometri. Questo nonostante in città come Amsterdam la densità abitativa (4 908 ab/km2, dati CBS) sia più del doppio rispetto a quella romana, e il problema dello “spazio vitale” addirittura peggiore.

Esposito ha giustificato le proprie affermazioni sostenendo che le ciclabili non protette, a Roma, significherebbero un’ecatombe di ciclisti. Al Fietsersbond, il “sindacato” dei ciclisti olandesi che da più di 50 anni promuove la mobilità ciclabile in Olanda, però, non la pensano così.“Chi dice che le ciclabili debbano essere necessariamente protette? Le bike lanes sono sì meno sicure, ma vengono impiegate ovunque e sono una soluzione economica e molto efficace per far passare il messaggio che le biciclette esistono e hanno un loro spazio”, ha detto un portavoce a 31mag.

Ma Roma è collinare e di spazio ce n’è poco. “Il centro di Roma è sviluppato in pianura, vicino al Tevere – ragionano al Fietsersbond – creare un centro pedonale bike-friendly non farebbe altro che diminuire il traffico e migliorare la qualità della vita. Per le colline poi ci sono le e-bikes, le bici elettriche che ormai costano meno di un motorino, mentre per lo spazio noi ci siamo resi conto che per ogni macchina, c’è posto per 10 biciclette”.

Esposito, oltre a non voler incolpare la viabilità privata, ha anche definito una “posizione ideologica” il voler ridurre le auto in città. “Io noto poca voglia di assumersi delle responsabilità – proseguono dal sindacato delle due ruote – Senza contare che non voler incolpare la viabilità automobilistica, quella si è una posizione ideologica, tra l’altro un po’ retrò.

Scettici anche gli esperti del dipartimento Urban Planning di Utrecht, che alla presa di posizione dell’assessore capitolino hanno risposto pragmatici: “Le ciclabili non protette sono una soluzione di breve periodo, soprattuto se mancano fondi, e per Roma sarebbero un ottimo punto di partenza“, dicono gli accademici. E suggeriscono: “Una buona idea sarebbe eliminare una corsia, spostare la fila di auto parcheggiate e far passare la ciclabile tra il marciapiede e i parcheggi.”

Esposito ha però fatto presente che Roma non si cambia in 20 giorni. “Probabile. Bisogna decidere però tra l’interesse pubblico e quelli dei privati a quali dare priorità; i vantaggi di aumentare la mobilità ciclabile sono evidenti e chiunque è in grado di riconoscerli. Secondo l’assessore, però, la scarsa “disciplina” degli automobilisti della Capitale  sarebbe il principale fattore di rischio per i ciclisti . Le persone devono essere incentivate a provare un diverso modo di vita. Senza spazi per i ciclisti, difficilmente qualcuno scenderà mai dalla propria auto. D’altronde se il tentativo di cambiare una cultura non se l’assume un politico, chi altro dovrebbe?”

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