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Metà vampiri, metà ebrei. Breve storia del rastrellamento nazista di Amsterdam

Il rastrellamento di Amsterdam del 22 e 23 febbraio 1941 fu la prima deportazione nei Paesi Bassi durante la seconda guerra mondiale: 390 ebrei furono arrestati e condotti nei campi di concentramento a Buchenwald e Mauthausen.
Già a partire dall’inverno del 1940/41 i membri della WA (Weerbaarheidsafdeling), il braccio armato del partito nazionalsocialista olandese NSB, iniziarono a perseguitare gli ebrei nello storico quartiere ebraico di Amsterdam, umiliando i residenti e rubando i loro beni.

In risposta gli ebrei del quartiere – un’area prevalentemente povera abitata da generazioni soprattutto dai sefarditi fuggiti dalla Spagna e dal Portogallo alla fine del ‘400 per non essere costretti a convertirsi al cattolicesimo – si organizzarono in bande, sostenute anche dagli olandesi che vivevano nel Jordaan e nelle Oostelijke Eilanden.

L’escalation che portò al primo dei rastrellamenti durò pochissimi giorni. Agli inizi di febbraio gli uomini della WA intimidirono e costrinsero i proprietari dei caffè e dei locali a esporre cartelli che recitavano “Gli ebrei non sono ammessi”.

Nelle vicinanze di Rembrandtplein furono parecchi gli scontri tra gli olandesi filonazisti e gli ebrei.

Il 9 febbraio 1941 i membri del NSB, protetti dai soldati tedeschi, entrarono con la forza nel caffè-cabaret Alcazar a Thorbeckeplein, perché si esibivano ancora artisti di religione ebraica. Negli scontri che ne seguirono, 23 persone rimasero ferite e l’Alcazar – insieme ad altri luoghi di intrattenimento e negozi ebrei in città – fu completamente distrutto.

A terra rimase, impugnando ancora il suo artigianalissimo sfollagente, Hendrik Koot, membro della WA

La morte di Hendrik Koot

Nella serata dell’11 febbraio i nazisti olandesi irruppero a Waterlooplein in cerca di un rissa. Una cellula della resistenza comunista fu avvertita e venne in soccorso delle bande ebraiche. Manganelli, barre di ferro e bottiglie di candeggina furono usati come armi.

Gli scontri durarono solo qualche minuto. A terra, impugnando ancora il suo artigianalissimo sfollagente, rimase Hendrik Koot, membro della WA. Koot fu portato al vicino ospedale Binnengasthuis con gravi ferite al capo e morì il 14 febbraio 1941 senza aver mai ripreso conoscenza.

Gli eventi del 9 e 11 febbraio spinsero Hans Böhmcker – rappresentante del Reichskommissar Seyss-Inquart ad Amsterdam – a chiudere completamente l’accesso al quartiere ebraico alle sei del mattino del 12 febbraio. Lo stesso giorno, Böhmcker convocò i rappresentanti della comunità ebraica e chiese l’istituzione di un Consiglio ebraico che rappresentasse tutti gli ebrei di Amsterdam: la prima cosa che fu chiesta al Joodse Raad fu la consegna di tutte le armi da parte degli ebrei di AmsterdamTra il 12 e il 19 febbraio la chiusura del quartiere ebraico fu stata parzialmente revocata, ma le tensioni tra i membri del NSB e gli ebrei erano ancora forti.

Il 17 febbraio fu il giorno dei funerali di Koot al cimitero Zorgvlied di Amsterdam. Un necrologio recitava: “è stato ucciso da teppisti ebrei e gentaglia”. La NSB, attraverso i suoi canali, non lesinò i dettagli della morte del proprio adepto, distorcendo la ricostruzione dei fatti a proprio uso e consumo.

Una mitologia dell’horror in cui l’ebreo viene raccontato come un vampiro: il naso e le orecchie di Koot sarebbero state recise a morsi. La sua stessa morte sarebbe stata causata dai denti aguzzi di un giudeo che, in piedi sul suo corpo esanime, si leccava le labbra ancora insanguinate.

Il 19 febbraio gli scontri si spostarono a sud nel più ricco Jodenbuurt – il quartiere ebraico di Amsterdam-Zuid – dove viveva un quarto degli ebrei in città. A Van Woustraat 149 c’era la gelateria Koco gestita da una coppia di ebrei tedeschi. Quando una pattuglia della Grüne Polizei cercò di occupare il locale, i residenti accorsero in massa e iniziarono a lanciare bombole di ammoniaca, necessarie per raffreddare il gelato, contro i tedeschi. I proprietari e altri quattro uomini furono arrestati.

La “razzia” di Amsterdam

Quando Himmler, l’alto gerarca nazista, venne a sapere dell’accaduto accusò gli arrestati di aver deliberatamente attaccato gli uomini della Sicherheitspolizei.

Il 21 febbraio, il giornale di partito Popolo e Patria scrisse a proposito della morte di Knoot: “Giuda ha gettato la maschera! Assassinato? No, calpestato con sadica lussuria! Schiacciato sotto le zampe goffe di un popolo nomade che non ha il nostro sangue”.Questo segnò il punto di non ritorno.

Forti dell’indignazione generale, Himmler, Seyss-Inquart e Rauter ordinarono un rastrellamento, senza informare la polizia olandese. Il 23 febbraio era una domenica e a Waterlooplein c’era il consueto mercato: moltissimi cittadini assistettero al raid. I nazisti bloccarono le vie di accesso al quartiere ebraico sbarrando i ponti sui canali.

Gli ebrei arrestati furono portati al campo Schoorl vicino ad Alkmaar e da lì deportati al campo di concentramento di Mauthausen. Il 3 marzo 1941, Ernst Cahn fu fucilato da un plotone d’esecuzione sulla Waalsdorpervlakte. Questo fece di Cahn il primo civile a morire davanti a un plotone d’esecuzione nei Paesi Bassi nella seconda guerra mondiale. Alfred Kohn fu condannato a 10 anni di prigione e alla fine morì ad Auschwitz. La sua gelateria fu confiscata.

Le condizioni nel campo di lavoro di Mauthausen erano allucinanti, e dopo qualche tempo furono inviate ad Amsterdam  notizie degli ebrei uccisi. Presumibilmente alcuni dei deportati furono gassati nel centro di eutanasia di Hartheim. Dei 389 detenuti, solo Gerrit Blom e Max Nebig sopravvissero alla guerra.

L’11 giugno un secondo rastrellamento ebbe luogo ad Amsterdam e prese di mira caffè e club sportivi ebraici, come rappresaglia per gli attacchi agli edifici utilizzati dalla Wehrmacht. In questo raid 310 uomini furono arrestati e deportati a Mauthausen attraverso il campo di Schoorl il 26 giugno. Seguirono diverse altre incursioni compresa la grande azione del giugno 1943. L’ultimo fu il rastrellamento del 29 settembre 1943, dopo il quale Amsterdam fu dichiarata Judenfrei.

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