L’OPINIONE All’Aja torna la calma ma sembra più una “pax romana”

Torna la calma a Den Haag, dopo una settimana rovente: alte temperature e tensione sociale. Il sindaco Jozias van Aartsen è soddisfatto: i volontari di Schilderwijk hanno presidiato la zona nelle ultime due sere ed evitato nuovi focolai (anche se i maligni dicono sia stato l’imponente dispiegamento di agenti), i 5 agenti ritenuti responsabili della morte dell’antilliano Mitch Henriquez sono stati sospesi, l’opinione pubblica pensa ora a godersi il mare. E per van Aartesen è il momento dei bilanci e di spiegazioni; la settimana di follia? Colpa del caldo. E del ramadan. Guai a nominare il razzismo: secondo il sindaco non esistono prove che la polizia della città perseguiti le minoranze.

Insomma con un’ordinanza che vieta assembramenti nel quartiere più (socialmente) caldo d’Olanda, torna la pax (olandese) ma i problemi rimangono tutti sul tavolo: i rapporti tra la società “mainstream” e le minoranze, gli enormi poteri discrezionali di cui gode la polizia olandese e infondo, a monte, quale società immagina chi governa. Se il povero Henriquez, prima di uscire da casa della famiglia a Den Haag, avesse potuto immaginare quanto lontano sarebbe arrivato il suo gesto; sciocco ma obiettivamente parlando irrilevante. Chi arriverebbe a dire “se l’è cercata”? Incredibilmente, qualcuno c’è; anzi più di qualcuno. Passata l’ondata di emozione si torna alla normalità: la polizia ha svolto il lavoro in maniera impeccabile, il razzismo non esiste, la colpa del decesso di Henriquez è di Henriquez che non ha collaborato con il suo arresto. E gli scontri degli ultimi giorni, sono diventati  un’ottima scusa per la politica olandese, di ignorare un problema che c’è e rimane, nonostante la stupidità di chi coglie l’occasione della tragedia, per mettere sottosopra un quartiere.

A van Aartesen, deve essere preso un colpo, quando ha saputo della vicenda Henriquez: tre anni per ripulire l’immagine di Schilderwijk, dalla nomea di “minicaliffato” ed un pomeriggio per costruirsi quella di “Feguson” d’Olanda, un posto dove la polizia perseguita le minoranze etniche. D’altronde le associazioni locali lo dicono e lo ripetono da tempo: il 90% degli agenti sono bianchi mentre il 90% dei residenti no. Per chiunque abbia aspetto nordAfricano o mediterraneo è altissima la probabilità di subire fermi e perquisizioni; questo dicono alcune associazioni e che sia vero o meno, il sindaco avrebbe un dovere politico di chiedere ad un corpo indipendente di indagare Invece Jozias, uomo mite e d’apparato, sorride al pericolo (politico) scampato: i riottosi hanno fatto dimenticare Henriquez, il coprifuoco ha riportato la calma e infondo, senza il ramadan, la gente non avrebbe dato di matto, dice lui. Dopotutto, anche il rischio di una condanna per i 5 è piuttosto remoto: la polizia olandese, come si diceva sopra, gode di ampia discrezionalità e come scrive qualche commentatore, l’ipotesi più pessimistica per i 5 indagati -tra i quali anche un agente di origini antilliane- è un processo per omicidio colposo con tutte le attenuanti del caso.

D’altronde viene da chiedersi: finchè le questioni sociali, l’integrazione e la società multietnica sono questioni sociali, vengono affidate alla polizia, a causa della latitanza della politica, i risultati non potranno che essere sempre questi. L’emergenza è passata, le carriere sono (momentaneamente) salve ma l‘Aja resta una polveriera.

 

Massimiliano Sfregola

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