di Agnese Soverini
Eveline Rethmeier è una giornalista olandese, corrispondente per RTL di Italia e Grecia. Amante dell’Italia, ha vissuto a Firenze, Genova e a Roma per diversi anni. Il 7 novembre ha presentato ad Amsterdam il suo primo libro, intraprendendo così una nuova sfida.
Ha deciso di raccontarsi a 31mag, parlandoci dei suoi anni in Italia e dei progetti in serbo per il futuro. “Era il 2010, facevo l’avvocato da 4-5 anni lavorando nel campo della proprietà intellettuale e dei media, quando ho deciso di licenziarmi e di presentarmi alla redazione di un programma televisivo come giornalista-stagista”, racconta in un italiano impeccabile. Questo settore l’ha sempre affascinata e così ha deciso di provarci. È andata bene, e il fatto che conoscesse la lingua italiana l’ha aiutata a lavorare sempre di più. Era il maggio del 2011, in piena crisi dei migranti dove arrivavano sempre notizie sia dall’Italia che dalla Grecia e il suo contributo ha iniziato a essere sempre più importante.
“Ecco, Italia e Grecia, due paesi che vengono spesso paragonati. Tu cosa ne pensi?” Secondo Eveline, ad accomunarli è soprattutto la crisi migratoria: “Entrambi i Paesi sono stati lasciati soli ad affrontare questa crisi.” Ma dal punto di vista economico, la storia sarebbe diversa: “L’Italia gode di un forte apparato industriale, con potenzialità economiche importati, mentre la Grecia non ha molto a livello di industria. “Cos’è che ti affascina del ‘Bel Paese’?” “Un po’ per la forma ‘allungata’, un po’ per la sua storia, l’Italia ha tantissime storie da raccontare”, prosegue la giornalista di RTL “tantissime persone diverse che convivono l’una accanto all’altra. A distanza anche solo di 100 km è possibile trovare regioni che non si somigliano affatto. Questa ricchezza e questa diversità sono per me una fonte continua di storie e di ispirazione”.
L’attenzione al particolare, sia che si tratti di cibo, di arte o di cultura e il concetto di ‘prendersi il tempo‘ è qualcosa che manca nei Paesi Bassi, dice la giornalista di Amsterdam: “invece io mi sono abituata presto a questo, mi sono italianizzata da questo punto di vista”.
Molti italiani nei Paesi Bassi, si chiedono spesso come possa essere per un olandese vivere in Italia.“Dopo quasi 15 anni che vado e torno dall’Italia e soprattutto dopo 5 anni in cui sono fissa a Roma, posso dire che amo profondamente l’Italia, ma non Roma. Roma è bellissima, è la città dei sogni, ma è davvero poco vivibile”. Purtroppo il disordine, il traffico, la sporcizia, incidono molto sulla vita di tutti i giorni.
Il lavoro del corrispondente incuriosisce molto. “Cosa significa confezionare una notizia relativa all’Italia nei Paesi Bassi; raccontare agli olandesi ciò che accade agli italiani. È complicato?” Ad Eveline viene da ridere, confida che la cosa più difficile è quella di non cadere nei cliché, quando – spesso – quei cliché rispecchiano abbastanza la realtà. Ad esempio si dice spesso che in Italia c’è caos politico, o che Berlusconi avrà sempre un posto in politica. Sono cliché, sicuramente, ma sono anche verosimili. “Non si può mai prevedere cosa accadrà nella politica italiana. Ecco, quello che ho imparato dopo tanti anni è che non è facile rispondere a queste domande. In questi casi è un po’ frustrante essere un corrispondente”.
Allo stesso tempo gli olandesi amano molto l’Italia. Sono affascinati dalla sua bellezza e da tutti i suoi contrasti – dalla moda alla mafia, dalla storia alla corruzione. Inoltre, non dimentichiamoci che l’Italia è una delle mete per le vacanze più amate dagli olandesi. “Da questo punto di vista, sono sicuramente avvantaggiata”, dice Eveline che racconta poi una delle vicende che l’ha appassionata di più. “Una volta ha conosciuto una ex prostituta nigeriana che voleva convincere le sue ex colleghe e ribellarsi dalla schiavitù del loro lavoro. “È una cosa che mi ha colpito molto. Anche perché a volte siamo un po’ veloci a giudicare le altre persone, senza renderci conto delle storie che ci sono dietro a queste persone che arrivano qua”.
Anche le storie di immigrazione le sono rimaste impresse: Eveline era presente a Lampedusa e sulle isole greche quando arrivavano i barconi; ha visto le persone arrivare e camminare sulla terra ferma. “Guardandoli negli occhi capisci molto di più e impari a giudicare molto di meno. A volte mi pesa proprio sentir dire, soprattutto nei Paesi Bassi, che per queste persone non c’è posto in Europa, non c’è posto in Olanda, e che vengono qui soltanto per rubarci il lavoro”.
Ad Amatrice ha conosciuto gli abitanti, li ha guardati negli occhi, ha visto il dolore e percepito lo shock di chi ha perso la casa e la propria famiglia. “Ho visto cose abbastanza forti e non credo che le dimenticherò”, dice tradendo un po’ di emozione “anche quel dilemma da giornalista che vorresti chiedere delle cose alle persone che stanno lì ad aspettare, vorresti raccontare le loro storie; però dall’altro lato ti dici ‘ma lasciali in pace, lasciali aspettare’”.
E da quest’anno, la già avvocatessa e giornalista, inizia una nuova avventura: il 7 novembre Eveline ha presentato ad Amsterdam il suo primo libro. Si intitola De Markies, en zijn kolonie die nooit heeft bestaan, tratto da una storia vera. L’idea è nata 6 anni fa, quando era in viaggio in Birmania. In Papua Guinea una guida le chiese se conosceva la storia delle centinaia di italiani partiti seguendo un Marchese, che li aveva imbrogliati raccontando di un paese che in realtà non esisteva. Ha iniziato a fare ricerche per capire chi fosse quel Marchese e quale fosse quel posto. Viaggiando in Australia e a Parigi, ha ricostruito la vicenda, recuperando persino l’archivio giudiziario.
Un nobile francese, verso la fine dell’’800, riuscì a vendere la “fontana di Totò”: pubblicizzò in pompa magna titoli di Stato e vendette un paese ideale dove poter diventare ricchi senza lavorare. Era una truffa, ma centinaia di persone – tra cui moltissimi veneti – caddero nel tranello. Il libro di Eveline – Il Marchese, e la sua colonia che non è mai esistita – racconta questa vicenda surreale. Ovviamente l’idea di tradurre il libro in italiano e in inglese c‘è. In Italia si sta già lavorando alla sua traduzione.