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Lisistrata ad Amsterdam: lo sciopero del sesso come arma contro la guerra (e l’ottusità maschile)

di Chiara Gioè

Il gruppo teatrale Korego, attivo dal 2016, presenta la sua ultima produzione teatrale prima della pausa estiva: la commedia Lisistrata di Aristofane. 

Con all’attivo 11 produzioni e un totale – repliche incluse – di ben 25 spettacoli, il gruppo ha come missione la diffusione della cultura italiana nei Paesi Bassi. Formato da una ventina di attori di lingua italiana e residenti in Olanda, con esperienza professionali e amatoriali, la compagnia è in continua formazione sotto la supervisione dell’attrice Carmelinda Gentile, nota principalmente al pubblico italiano per il ruolo di Beba nella serie TV Il commissario Montalbano ma con una lunga esperienza nel teatro classico, in cui si è formata artisticamente.

Carmelinda, quanto è attuale la vicenda di Lisistrata? 

La vicenda è attualissima perché ci sono in giro tante storie di donne che prendono posizione contro la guerra. E’ un’opera di una modernità impressionante, Aristofane qui pone le donne sullo stesso piano degli uomini ma contrapposte, in funzione dell’intenzione più nobile: ristabilire la pace. L’aspetto interessante tuttavia è l’arma molto concreta, che l’eroina (il cui nome significa “colei che distrugge gli eserciti”) decide di usare: la libido.

Aristofane era un femminista ante litteram? 

Assolutamente no, la parità dei diritti era sconosciuta nella società patriarcale del tempo! Al massimo Aristofane voleva farsi beffe dei suoi concittadini dicendo: vedete, persino le donne saprebbero fare politica meglio di voi, e porre termine a questa stupida guerra. Il teatro era una forma di propaganda politica. È bene ricordare che al tempo le donne non potevano andare in scena o neanche assistere alle rappresentazioni, quindi le opere erano scritte e fatte da uomini per gli uomini. Le donne di Aristofane sono eroine grottesche, create per provocare e stimolare l’amor proprio dei maschi. Aristofane era frustrato dall’andamento della vita civile…tanto valeva riderci su.

Fin dalla sua fondazione il Korego si nutre di sinergie con artisti italiani ad Amsterdam. Per Lisistrata hanno collaborato Diego Millo per le musiche e Daniele Scauso per la scenografia. Li abbiamo intervistati per saperne di più.

Diego, com’è nata la collaborazione con il Korego?

È nata per caso, quando Carmelinda mi ha mostrato un testo di Stefano Benni dicendomi: “Leggi, è da brividi! Peccato che non sia musicato…” Io ho letto l’incipit e mi sono proposto. Ho musicato prima “Le Beatrici”, poi “Coppia aperta, quasi spalancata” e infine “Lisistrata”. 

Come hai scelto le musiche che saranno in scena?

Questa produzione vanta musiche originali, che ho scritto seguendo le sensazioni che mi ispirava il testo unitamente alle indicazioni di regia.

Quali stili prediligi?

I miei stili preferiti sono il rock, il pop, e il folk, con una particolare predilezione per i cantautori. Ma in questa produzione ho avuto modo di spaziare dallo swing alla milonga, dalla musica medievale alla tarantella… in chiave folk rock, naturalmente!

Quale significato attribuisci alle musiche nel contesto della rappresentazione teatrale in oggetto?

Credo che il fil rouge che lega le musiche di questa produzione sia il tentativo di rappresentare la fallimentare ripetitività degli schemi mentali maschili. Infatti, nonostante la storia ci dimostri l’efficacia dell’azione di Lisitrata, che ha sciolto gli eserciti praticando l’astinenza sessuale, gli uomini continuano a combattersi l’un l’altro e a umiliare le donne. Per rendere la ripetitività di questo insensato processo, ho usato melodie semplici e brevi eseguite in loop, alternando sonorità classiche a quelle più contemporanee, a significare che il contesto è cambiato nei secoli, ma la musica è rimasta sempre la stessa.

Daniele, come hai scelto le opere che saranno in scena?

Ci saranno 5 opere, 4 di produzione recente e una risalente all’anno scorso. I materiali che uso spaziano dall’acrilcast al metallo e uno dei miei temi preferiti è il rapporto con la tecnologia. 

Quale significato attribuisci alla tua scenografia nel contesto della rappresentazione teatrale in oggetto?

La colonna composta da schermi di cellulari è un chiaro riferimento alla classicità e rappresenta l’Acropoli su cui le donne si arroccano. I due gruppi di 5 braccia appesi rimandano all’interruzione del sesso oggetto della vicenda. Le mani giganti di ferro sono un omaggio alle attrici, uno pretesto malizioso per solleticare l’immaginazione maschile. 

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