di Massimiliano Sfregola
DEN HAAG – Proprio a due passi dal Consiglio comunale sorgono i quartieri di Schilderswijk/Transvaal, due tra le aree più note della città. Certo non si tratta di una fama da invidiare: casa di foreign fighters, il tasso di disoccupazione più elevato d’Olanda e poi, di recente, gli scontri tra allochtoonen e polizia sono infatti tra le vicende che hanno contribuito a costruire, nell’opinione pubblica, la pessima immagine di quelle aree. La violenza esplosa all’indomani della morte dell’antilliano Mitch Henriquez ha acceso i riflettori della nazione sui difficili rapporti tra polizia e minoranze etniche; rapporti non di rado basati su discriminazione, violenza ed abusi da parte delle divise.
Fino a poco tempo fa, la devianza nelle forze dell’ordine era un argomento tabù nella società olandese, ma una serie interminabile di clip amatoriali che negli ultimi tempi hanno invaso la rete, raggiungendo l’apice con la triste vicenda di Mitch Henriquez, ha aperto crepe nell’idea collettiva che gli episodi di abusi e di razzismo della politie siano, appunto, solo episodi: “Quando parlavamo di profilazione etnica ci prendevano per matti; il sindaco diceva: solo mele marce, non esiste razzismo nella polizia. Ora finalmente anche lui è costretto ad ammettere che nel corpo di Den Haag esiste un problema. E anche grosso”. A parlare è Fatima Faid, consigliera al comune di Den Haag, eletta nelle file della lista civica Haagse Partij, un movimento che nell’assemblea cittadina conta 6 consiglieri eletti ed un assessore. Per Fatima, olandese di origine portoghese, la questione è in cima all’agenda politica del gruppo: “Ho raccolto, solo nel 2014, ben 60 denunce documentate da parte di giovani, soprattutto di origine marocchina e surinamese, che hanno raccontato di essere regolarmente infastiditi dalla polizia: fermati senza ragione, arrestati in maniera arbitraria e senza aver commesso alcun reato”.
Fatima ha lavorato a stretto contatto con Amnesty International, la prima organizzazione ad aver sollevato il problema della profilazione etnica operata dagli agenti olandesi: “Abbiamo organizzato un incontro pubblico insieme ad Amnesty e dopo aver ignorato i miei appelli a partecipare, il sindaco ed il capo della polizia hanno rotto il silenzio pubblicando uno studio sulla polizia di Den Haag, commissionato in fretta e furia all’Università di Leiden. I risultati? Naturalmente la polizia è pulita”.
Secondo la Faid, invece, il lavoro di Amnesty sulla profilazione etnica punta in una direzione diametralmente opposta: non solo la discriminazione sarebbe nella cultura della polizia ma vittime sarebbero anche gli agenti di minoranze etniche: “I residenti di Schilderwijk sono per oltre il 90% di origine straniera, mentre gli agenti sono per oltre il 90% bianchi. I pochi con un background nelle minoranze etniche, poi, resistono ben poco: sono spesso oggetto di discriminazione e vengono isolati dai colleghi olandesi. Non siamo solo noi a denunciare questo stato di cose; non ultima è stata la vicenda del blog del capo della polizia che ha solo confermato ciò che ripetiamo da tempo”.
Il riferimento è ad un blog tenuto dal capo della polizia Bouman e a un posto pubblicato ad aprile dal quotidiano NRC; l’intervento era molto critico per l’atteggiamento discriminatorio degli agenti nei confronti dei musulmani ed ammetteva che gli episodi di razzismo non sono casi isolati ma “strutturali”.
Quali misure intendete mettere in piedi? “Sicuramente una commissione di inchiesta; la stiamo chiedendo in ogni modo ma gran parte del consiglio è sordo al riguardo” ha concluso la consigliera.