Grazie al Black Lives Matter e ai film Jordan Peele, la nuova serie Them rilancia una tendenza: l’horror sul razzismo. Ma il genere horror è davvero adatto ad affrontare l’ingiustizia dell’odio razziale?
Si potrebbe dire che il razzismo sia sempre stato un tema trattato nel genere horror. Il personaggio principale de La notte dei morti viventi, il classico zombie di George A. Romero del 1968, è nero. Viene ucciso da un poliziotto che, per errore, lo scambia per uno zombie. Film significativo, dopo il processo per la morte di George Floyd, ma Romero ha sempre sostenuto che non fosse una dichiarazione di razzismo.
Per un film horror che tematizza il razzismo e in cui i personaggi afrodiscendenti ne escono vincitori, abbiamo dovuto aspettare Get out (“Scappa”), debutto alla regia di Jordan Peele nel 2017. Un film eccezionale e intelligente, in cui un giovane si trova tra le grinfie dei suoceri bianchi, apparentemente amichevoli, ma in realtà razzisti, che tentano di ipnotizzare gli afrodiscendenti, per trasformarli in docili schiavi.
Peele si è confermato qualche anno dopo con Us (“Noi”), anch’esso un ottimo film horror su una famiglia nera, in cui il tema del razzismo è molto meno esplicito.
Un nuovo genere
L’impatto di Peele su altri creatori di fiction è stato notevole. Sullo sfondo del movimento Black Lives Matter, ha aperto la strada a un nuovo genere, l’horror sul razzismo. Nel 2019 c’era già la favolosa serie della HBO, Watchmen – non un puro horror, ma un fantasy molto sinistro – in cui il razzismo e la lotta contro i suprematisti bianchi, sono il filo conduttore.
Non molto tempo dopo, la HBO è tornata con Lovecraft country: puro horror questa volta, ispirato all’universo dello scrittore di culto, notoriamente razzista, H.P. Lovecraft, e basata principalmente sui libri di Matt Ruff, che ha ripreso le storie di Lovecraft, ma invertendo i ruoli e rendendo eroi i personaggi afrodiscendenti. Lovecraft country era divertente, ma non aveva l’intelligenza sottile che caratterizza Watchmen e certamente i film di Peele. Quando però, un’ingiustizia sociale, così radicata, sembra essere un pretesto per far schizzare sangue dallo schermo, ci si imbatte in incomprensioni, non da ultimo, tra le fasce di popolazione che affrontano ogni giorno il razzismo. Come, tra gli altri, gli afroamericani.
Versi da scimmia
Proprio come Watchmen, la nuova serie Them (il titolo è un chiaro riferimento a Us di Peele), ha inizio in un contesto storico preciso. Per Watchmen è stato un massacro razziale nella città di Tulsa nel 1921. Per Them è la “Grande Migrazione” dei primi anni ’50, quando il governo federale organizzò una migrazione di famiglie dagli stati segregati del sud verso gli stati “liberi” del nord, con la promessa di alloggi e lavori interessanti. La serie segue una di queste famiglie, in viaggio dalla Carolina del Nord alla California, dove li aspetta una casa a Compton – allora quartiere bianco della classe media, il “luogo di nascita” dell’hip-hop. Ben presto scoprono che il paradiso non esiste: i vicini sono razzisti della peggior specie e fanno di tutto per allontanare la famiglia. Né i genitori né le due giovani figlie, si lasceranno intimidire, ma è chiaro che l’implacabile razzismo li metterà alla prova psicologicamente: ognuno intraprende una battaglia interna con i propri demoni impazziti, rappresentati da fantasmi terrificanti. Il padre è addirittura tormentato da un uomo con la faccia nera.
La famiglia sta fuggendo da un terribile trauma, che viene rivelato solo nel quinto episodio, in (allarme spoiler!), una scena orribile: un gruppo di razzisti bianchi entra in casa, stupra la madre, infila il suo bambino in una federa, lo lancia e lo agita, finché non smette di emettere suoni, e il cotone bianco si tinge di rosso. L’orrore e il razzismo in Them è così crudo e grottesco che diventa insopportabile. In un’altra scena, la figlia maggiore viene derisa da una classe di adolescenti bianchi, che imitano versi e movenze da scimmia.
Effetto perverso
L’unico messaggio da ricordare della serie è che il razzismo sia un male. Nessuna novità, ma l’overdose che provoca Then, farà stordire e avrà un effetto perverso. Gli afroamericani, secondo le reazioni negli Stati Uniti, ritengono che la serie ignori il razzismo quotidiano, molto più sottile, di cui soffrono realmente. E i bianchi che vedono la serie potrebbero sentirsi rassicurati, perché non arriverebbero mai a tanto. Il genere horror ci aiuta a esorcizzare le nostre paure più irreali e profonde, rappresentate da zombie, mostri, assassini con motosega o virus. Il razzismo non è una paura irreale, le persone lo affrontano ogni giorno. Creare un horror a riguardo (quello di Jordan Peele non lo è), causa a persone già traumatizzate, un altro trauma. Visto così, si potrebbe quasi dire che Them, anche se concepito dal produttore televisivo afrodiscendente Little Marvin, rischi di essere involontariamente razzista.