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L’estrema destra dal volto pulito: Thierry Baudet e la normalizzazione del sovranismo in Olanda

di Arianna Bianchi

Forum voor Democratie (FvD) il partito olandese dato in testa ai sondaggi per le europee è già un caso politico: posizioni anti-immigrazione, un leader dal profilo intellettuale che si schiera contro l’establishment di sinistra, bordate sul cambiamento climatico considerato isteria collettiva e un grande progetto di ‘Nexit’, l’uscita dell’Olanda dall’Unione. Ma come è accaduto che un partito sovranista sia diventato la prima forza politica in un Paese noto per pragmatismo e tolleranza? 

FvD è nato nel 2016, come evoluzione di un think tank fondato dall’attuale leader del partito, Thierry Baudet, un 36enne accademico ed editorialista. Nell’anno del referendum sulla Brexit, il partito -allora solo un comitato referendario – iniziò a far parlare di sé proponendo una consultazione popolare contro l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea. In breve tempo FvD è cresciuto in popolarità, grazie soprattutto al carisma di Baudet, e a posizioni che coniugano il suprematismo e la lotta all’establishment con una retorica che ha appeal per gli elettori dei ceti più colti. Dopo essere riuscito ad entrare in parlamento nel 2017, per il rotto della cuffia, Thierry Baudet ha iniziato a sfruttare il palco offerto dalla camera dei deputati per macinare consensi e profilarsi come l’alternativa all’establishment socialista-liberale.

Alle elezioni amministrative di marzo 2018, FvD è riuscito a far eleggere 3 consiglieri ad Amsterdam, considerata roccaforte progressista e alle provinciali del 2019 si ha raggiunto la vetta, diventando il primo partito del paese.

L’Olanda vuole “l’uomo forte”?

L’appeal di Forum voor Democratie sembra risiedere in un binomio tra posizioni di destra radicali e un leader dal profilo rispettabile. Thierry Baudet, professore di diritto all’Università di Leiden, combina sfrontatezza dei modi con un volto presentabile. Lo scorso anno il leader di FvD ha sostenuto, per esempio, che il quoziente intellettivo degli olandesi sarebbe mediamente più alto di quello dei surinamesi, portando i dati di uno studio a supporto della sua affermazione. L’anno prima, Baudet aveva dichiarato che le donne “generalmente eccellono meno in molte occupazioni e hanno meno ambizioni” e desidererebbero essere “travolte, dominate, sopraffatte”. Non sorprende quindi che il 64% degli elettori che ne hanno sancito il trionfo nelle elezioni provinciali del 2019 fossero uomini, stando ad uno studio dell’istituto Ipsos. Nonostante la retorica contro l’establishment Baudet è un conservatore e si rivolge non tanto ai ceti popolari, quanto agli elettori abbienti; denuncia l’infiltrazione della sinistra nell’informazione pubblica e nell’istruzione e rivendica come moderate le posizioni anti-migratorie e anti-ambientaliste del suo partito.

La normalizzazione del sovranismo

È questa strategia – in grado di presentare posizioni populiste come autorevoli – che ha permesso al FvD non solo di superare il Pvv di Geert Wilders, partito personale di estrema destra di impronta tradizionale, ma anche di affermarsi come prima forza politica del Paese.

FvD è dato come primo partito olandese anche nei sondaggi per le elezioni europee: con il 17% dei voti, sarebbe in grado di aggiudicarsi 5 dei 26 seggi olandesi al Parlamento europeo. Riguardo all’Europa, il partito dichiara di essere a favore di un referendum sull’appartenenza dell’Olanda all’Unione e sostiene inoltre la necessità di ristabilire il controllo dei confini, per controllare l’immigrazione di massa.

A dispetto della retorica anti-europeista e anti-migratoria, il partito ha dichiarato che dopo le elezioni i suoi parlamentari siederanno nel gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR). La scelta marca una presa di distanza dall’estrema destra rappresentata dall’Alleanza Europea delle Nazioni, i cui capofila sono Matteo Salvini, Marine Le Pen e l’olandese Geert Wilders del Pvv. Nonostante le proteste di alcuni partiti che fanno parte del gruppo Conservatori, dopo maggio FvD proverà a trasformare la percezione del volto della destra populista non più solo in Olanda, ma anche in Europa.

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