Traduzione: Martina Bertola
In questo periodo tutti sembrano conoscere il Covid-19 e tutti si improvvisano facilmente virologi. Tuttavia l’evoluzione dei coronavirus fa parte di una storia molto più lunga e complessa che esperti scienziati come Peter Rottier stanno seguendo da tempo. Quando nel 2003 venne convocato a Bruxelles dall’ambasciata cinese, perchè alla base di una nuova epidemia nella provincia dello Yunnan c’era un coronavirus, Rottier aveva già venticinque anni di esperienza nel campo. All’epoca si trattava della SARS e il virologo sapeva che quell’evento è stato uno spartiacque: c’è stato un prima e un dopo SARS.
Dieter De Cleene, in un’intervista a Rottier sull’Eos Wetenschap, ha colto l’occasione per approfondire l’argomento intervistando il virologo per cercare finalmente di capire cos’è la più grande minaccia che il mondo ricordi dalla Seconda guerra mondiale.
Rottier ha cominciato la sua ricerca sui coronavirus nel 1979; allora, spiega la rivista, non erano ancora ritenuti pericolosi per l’uomo e quindi non erano così degni di interesse. Quando lo scienziato ha iniziato a studiarli, erano per di più comuni in animali come polli, bovini e suini e all’uomo potevano causare al massimo qualche raffreddore. Questo quando nel 2003 il virus è riuscito a saltare dall’animale all’uomo e a mutare. Nel 2003 la SARS, nel 2012 la MERS. La stessa paura di oggi, ma con focolai che non hanno assunto la stessa grandezza.
Lo scienziato ha spiegato a De Cleen che la differenza tra gli episodi pandemici “È correlata alle proprietà del virus. Il virus SARS penetra più a fondo nei polmoni rispetto all’attuale SARS-Cov-2, che sembra risiedere più in alto nelle vie aeree. SARS-Cov-2 provoca anche un più potente riflesso della tosse. Di conseguenza, si diffonde più facilmente. Anche il virus MERS sembrava pronto per conquistare il mondo. Fortunatamente, siamo stati in grado di limitarlo in gran parte all’Arabia Saudita. Si verifica ancora, ma pochi pazienti muoiono per questo. Ciò può essere dovuto al fatto che il virus è mutato e si è indebolito nel tempo […] È così che va di solito. Quando un virus si diffonde in un nuovo ospite porta a sintomi molto forti e persino alla morte. Ma se un tale virus può sopravvivere nella sua nuova popolazione ospite, avrà la possibilità di mutare. E il processo di selezione darwiniana favorisce principalmente le mutazioni che facilitano la diffusione del virus. Semplicemente non funziona così facilmente se uccidi il tuo ospite entro 24 ore. Non è nell’interesse di un virus uccidere rapidamente il suo ospite “, ha detto Rottier.
Rottier ha quindi espresso l’ipotesi che il virus sarebbe destinato ad indebolirsi. È possibile, ma poco probabile, che invece diventi più aggressivo, perchè poco conveniente per il virus stesso. Visti gli studi negli ultimi vent’anni sui coronavirus, non si è stupidi che siano stati loro a creare questa epidemia: sarebbero, infatti, “programmati” per mutare.
Continua Rottier: “Il virus SARS-Cov-2 è stato identificato nei pipistrelli sette anni fa da un ricercatore cinese. La proteina virale cruciale si adatta anche al nostro recettore. Non in modo perfetto, ma abbastanza buono per entrar ed iniziare il processo di messa a punto attraverso le mutazioni. Certo, le cellule non lasciano che ciò accada senza combattere e reagiscono con una risposta immunitaria agli invasori. I virus, a loro volta, hanno sviluppato trucchi per aggirare quei processi. Ecco come si svolge una guerra incredibilmente affascinante.”
Rottier ha nominato anche il grande dilemma sul “mediatore” tra uomo e pipistrello, il mammifero -forse il pangolino- che avrebbe trasmesso il Covid-19, presumibilmente dal pipistrello all’uomo. Non ci sono certezze al momento ma la SARS aveva fatto il salto dai pipistrelli attraverso lo zibetto, anche se le successive analisi hanno dimostrato che avrebbe potuto essere un salto più diretto: il pipistrello può contagiare delle verdure, ad esempio, che potrebbero diventare il veicolo diretto con gli esseri umani, spiega lo scienziato. I pipistrelli hanno questa caratteristica: sono “trasportatori” perfetti di virus. Ne possono portare molti e senza ammalarsi.
Secondo il virologo, la battaglia con il corona sarà perenne: bisognerà trovare vaccini nuovi in continuazione perchè la mutazione continua, potrebbe rendere quelli riconosciuti, non più efficaci. Eppure, la curva dei virus zoonotici, dice ancora Rottier su Eos Wetenschap era prevista da tempo ma i tagli alla ricerca hanno reso molto difficile intervenire in anticipo.
“Il nostro comportamento certamente aumenta il rischio di problemi. Non è un caso che molti di questi virus provengano dall’Asia. Ciò ha molto a che fare con le abitudini alimentari e il modo in cui le persone trattano gli animali. Un mercato come a Wuhan, dove molte specie animali sono riunite in condizioni non igieniche, è l’ideale per i virus per scatenarsi. Il fatto che la Cina abbia intenzione di frenare quei mercati è una buona cosa “.
Aggiunge, però, che questo sarebbe potuto avvenire anche qui in occidente, tra polli e maiali d’allevamento. Un esempio per tutti l’influenza suina nel 2009. Gli standard di sicurezza saranno anche più alti di molti paesi asiatici, ma “anche in aziende ben gestite” spiega Rottier “è quasi impossibile tenere fuori i virus. Non è possibile allevare bestiame in condizioni sterili. Non importa quanto pulito e igienico cerchi di tenere il tutto, in realtà non escludi casi come questo “.