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Leopoldo II e la sua azione coloniale nell’odierna Repubblica del Congo

Unknown authorUnknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

Nel 1871 il medico e pastore scozzese David Livingstone, di cui si erano perse le tracce, fu ritrovato sulle sponde del lago Tanganica. Livingstone viaggiava già da molto tempo alla scoperta dell’Africa. Ma presto il suo scopo divenne un altro: da viaggiatore diventò conquistatore, finanziato direttamente dal re belga Leopoldo II.

All’inizio, in realtà, il re non ripose speranze conquistatrici verso Paesi esteri, temendo che fosse un’impresa impossibile. Poi però, entusiasmato dal fervore coloniale, Leopoldo II formò nel 1882 l’Associazione Internazionale del Congo. Essa divenne potenza sovrana al Congresso di Berlino del 1885.

Mentre Leopoldo era il “re sovrano”, l’unico proprietario e padrone di quella terra. L’AIC venne affidata a dei mercenari. Insieme ad essi, però, alcuni ufficiali e sottufficiali dell’esercito belga supervisionavano il piccolo paese. Esso fu di fatto messo in mano a un gruppo disomogeneo composto da avventurieri, soldati e veri e propri criminali.

Nonostante si dipingesse come colui che combatte schiavitù, la realtà riguardante il sovrano fu ben lontana da questa visione edulcorata. La guerriglia che si creò nell’AIC era strettamente intrecciata alle violenze dello Stato. Molte denunce arrivarono dai missionari protestanti, ma Leopoldo II tentò di mascherare la verità in nome dell’imperialismo inglese. Intanto, la ricchezza del sovrano cresceva grazia alla gomma, che era una miniera d’oro. Esattamente come l’avorio, così straordinariamente raro e pregiato, di cui solo al mercato di Anversa furono vendute 454.467 zanne.

Il sistema statale istituito nel 1891 diede al re la possibilità di svolgere i compiti amministrativi dal Belgio. Nel 1904 fu però finalmente istituita una commissione di inchiesta che sottolineò le strutture di sfruttamento del paese. Accuse simili furono lanciare da protestanti e anglosassoni. Il Belgio però riuscì (temporaneamente) a salvare la sua dignità.

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