Mezzo mondo osserva con il fiato sospeso le ultime battute della campagna elettorale olandese, con gli occhi puntati su Geert Wilders e l’effetto traino che le elezioni di mercoledi potrebbero avere per i movimenti populisti in Francia e Germania, dove si voterà nel corso del 2017. A molti, tuttavia, è sfuggito come in opposizione a Geert Wilders siano emersi anche altri fenomeni non meno interessanti; uno tra tutti è l’exploit della sinistra rosso-verde olandese, i “Groenlinks”, un pò Linke tedesca un pò la defunta SeL italiana un pò il Partito Democratico dell’amministrazione Obama: se i sondaggi venissero confermati, oltre a collocarsi come prima formazione di sinistra -sorpassando i laburisti, oggi al minimo storico e i socialisti- potrebbe puntare ad un ruolo centrale nella formazione della prossima coalizione di governo.
E dire che il Groenlinks, alle ultime elezioni, rimediò una pesante batosta: con appena 4 seggi ed un grave conflitto interno tra le varie anime del partito che a fatica cercano di far convivere mercato e sociale, radicalismo e conformismo, attivismo e politica istituzionale, in molti credevano che il partito dei rosso verdi -nato nel 1989 da una fusione tra movimenti ecologisti, radicali e di ispirazione comunista- fosse destinato ad un peso marginale in futuro.
Tuttavia, nel 2012, tra i quattro deputati arrivati per il rotto della cuffia alla Tweede Kamer c’era anche Jesse Klaver, un giovane proveniente dall’associazionismo e dal sindacalismo sociale di ispirazione religiosa che in un movimento balcanizzato come il Groenlinks è riuscito in appena tre anni a scalare la vetta, diventando nel 2015 segretario. Dal suo insediamento, i verdi hanno cambiato corso riprendendo un approccio più ecologista, individualista e liberale rispetto a quello comunitario e radicale impresso dal precedente leader Bram van Ojik. La nuova linea ‘governativa’ che guarda alla collaborazione con partiti centristi e si ispira più ai democratici americani che non alla sinistra radicale europea ha messo i rosso-verdi olandesi al centro della politica nazionale.
Il Justin Trudeau olandese?
Sarebbe ingenuo considerare l’exploit del Groenlinks solo sulla base del programma; un ruolo determinante nel possibile, clamoroso, risultato che potrebbe arrivare dalle urne (si parla di almeno 20 seggi, ossia 5 volte più del 2012) è stato giocato dall’enorme appeal del giovane leader: Jesse Klaver, classe 1986, nato a Roosendal da padre marocchino e madre di origine indonesiana è stato definito l'”anti Wlders” o il “Justin Trudeau” della politica olandese nonostante abbia dichiarato di ispirarsi soprattutto all’America di Obama. I modi gentili, le parole di buon senso e l’attenzione all’equilibrio tra libertà individuale (e di impresa) con un’agenda che mette al centro il rilancio del pubblico (sanità, case popolari, democrazia) e il rispetto dei diritti civili e delle minoranze ne hanno fatto un personaggio attraente tanto per l’elettorato olandese di sinistra e centro-sinistra quanto per le minoranze.
Tuttavia, proprio da sinistra, in molti rimproverano a Klaver di aver “annacquato” i principi del partito e di aver eccessivamente personalizzato la sua campagna elettorale, puntando molto sulla sua immagine a danno del programma: il giovane leader, infondo, non nasconde solo la speranza di portare -per la prima volta nella sua storia- i verdi al governo nazionale ma anche quella di poter, eventualmente, essere indicato come primo ministro. Comunque la si pensi, rimane un dato di fatto, che il Groenlinks è il partito preferito tra gli under ’30 e che la base programmatica “verde” senza aggettivi, che si ispira alla “green economy” promossa dall’amministrazione Obama, ha fornito una notevole spinta alla crescita del movimento fuori dal recinto tradizionale dell’elettorato di sinistra.
Tra un partito socialista SP, rinchiuso nel perimetro del voto “maturo” di provincia (molto ambiguo sulla società multietnica) e un partito laburista Pvda, lacerato da 5 anni di governo con la destra, i rosso-verdi hanno puntato al mercato elettorale progressista ‘giovane’ (e istruito), con vocazione internazionale che non beneficia di contratti a tempo indeterminato, nè delle altre sicurezze sociali dell’elettorato tradizionale di sinistra.
Il corso democrat della nuova sinistra rosso-verde è stato sugellato dal “Meet Up” finale prima del voto: con ben 5000 partecipanti all’AFAS Live venue di Amsterdam, Klaver ha chiuso la campagna elettorale lo scorso giovedi con una folla da grande evento; un comizio politico di queste dimensioni, non si vedeva da anni in Olanda.